La recente intervista di Maurizio Molinari, direttore di” Repubblica” (che dirige con dignità e competenza), al fondatore del giornale Eugenio Scalfari appare davvero sconcertante, malgrado un testo scritto di tre pagine consenta una rilettura delle dichiarazioni del 96 enne ex direttore che ha dovuto smettere di andare in tv per le sue affermazioni stravaganti.  Dall’ intervista viene fuori che il riformismo italiano da Rosselli a Berlinguer ha trovato il suo sbocco naturale nel giornale scalfariano che festeggia i 45 anni. Un’idea balzana di riformismo che esclude Turati, Matteotti, Nenni, Saragat, Pannella e l’odiatissimo Craxi e che rivela dei vuoti evidenti di memoria storica. Ma il delirio non ha confini e Scalfari pensa che il suo giornale sia anche il punto di arrivo  del giornalismo di “Risorgimento liberale” e del “Mondo”, una vulgata obsoleta e falsa perché Pannunzio allontanò Scalfari addirittura preoccupandosi, morente nel 1968, di interdire la sua presenza ai suoi funerali. Il mio recente libro su Pannunzio è molto documentato in proposito.  Scalfari ha fatto un giornalismo che ha sostenuto acriticamente e cinicamente l’arcigno
moralismo di Berlinguer e la spregiudicatezza paleo borbonica e clientelare di De Mita. Scalfari fu estraneo alla storia dell’Italia civile fin dai tempi in cui scriveva su “Roma fascista “. Ha fatto un giornale che ha sbancato “l’Unità” perché tutti i comunisti ed ex comunisti per molti anni hanno letto quel giornale che ora è, da tempo,  in caduta libera. Non a caso tra i suoi successori cita solo l’ex comunista Ezio Mauro ,unico vero e faziosissimo continuatore dello scalfarismo illiberale e giacobino. C’è da augurarsi che le grandi capacità di Molinari riescano a liberare il giornale dalle sue caratteristiche peggiori. Purtroppo inoltre lo scalfarismo ha inquinato il giornalismo italiano con risultati davvero sconvolgenti e queste incrostazioni stanno snaturando anche nobili e prestigiose testate.