I maledetti sinistroidi, che oggi manifestano contro Israele, sono i padri del fondamentalismo islamico e della barbarie di Hamas e dell’Iran.
L’Iran di oggi, quello che sostiene Hamas, che massacra le ragazze se non indossano correttamente il Hjiab, che assassina chi dissente, è figlio dei “compagni” occidentali, i quali in odio allo Scià Reza Pahlavi, fecero forsennate campagne propagandistiche per l’avvento della “polizia morale”.
Di cosa era colpevole Pahlavi?
Ecco le colpe: inserisce l’Iran nell’area dell’Occidente; introduce riforme agrarie ed industriali, con partecipazione agli utili dei lavoratori; vara il voto alle donne e il diritto al divorzio; incentiva la civilizzazione e l’alfabetizzazione, per laicizzare lo Stato ed allontanarlo dal buio dell’islamismo sciita.
Khomeini, a nome degli interessi, anche materiali, del clericume sciita organizza un colpo di Stato, per defenestrare lo Scià, troppo laico, troppo civile, troppo “americano”. L’Iran di Pahlavi viene considerato dagli arabi amico di Israele, quindi non viene nemmeno contattato dagli egiziano in prossimità della guerra dei 6 giorni.
Pahlavi, invece, di far fucilare Khomeini, fa l’errore di esiliarlo.
Lo doveva strangolare con le sue proprie mani, altro che Montmartre!
Il golpista finisce a Parigi, accolto ed onorato dai pederasti stalinisti della Sorbona e dai vari Sartre e Foucault. Rimarco la pederastia non per inimicarmi la permalosa Lgbt, bensì per illustrare quanto fossero idioti ed incauti i succitati compagni convertiti all’Islam, ignorando la fine che avrebbero potuto fare, essendo notori omosessuali, nell’Iran di Khomeini.
L’intera sinistra francese si bea subito della rivoluzione degli ayatollah: “Vittoriosa rivolta a Teheran” titola, 12 febbraio 1979, “Libération”.
Marc Kravetz, già leader sessantottino, racconta con toni entusiastici la “prima grande serata” della rivoluzione:
“Verso le 21 abbiamo sentito le prime grida. ‘Allahou Akhbar’. Non era più uno slogan, non era più un grido di protesta, ma una musica pura, proveniente dalle origini, bella come il canto dei lupi. ‘Allahou Akhbar’. Su tutti i tetti della città, da nord a sud, da est a ovest, le voci si rispondevano a vicenda. ‘Allahou Akhbar’”.
Serge July, direttore di “Libération”, corre a Teheran, dove gode come un satiro davanti all’“energia liberatrice”, al “grido di guerra santa” ed al “socialismo sciita dei khomeinisti”.
July, marx-cretinista verticale, offende pure il “socialismo”, confondendolo col nazionalsocialismo degli ayatollah.
Accorre a Teheran anche Jean-Paul Sartre, lesto a sparare stronzate:
“Non ho religione, ma se ne avessi sarebbe quella di Ali Shariati”.
Ali Shariati, altra feccia sfornata dalla Sorbona, è, infatti, l’ideologo della guerra totale al laico ed occidentalista Pahlavi.
Non si fece mancare nulla anche la sinistra italiana.
“Lotta continua”, con la firma di Carlo Panella, definisce spettacolo stupendo la cacciata dello scià, le esecuzioni sommarie, il ripristino della shari’a. Così, “Il manifesto”, che essendo dichiaratamente agnostico, plaudì all’orrore fondamentalista, specificando che è difficile applicare le nostre categorie a quanto accade in Iran.
Non poteva mancare il “Corriere della Sera”, che dai tempi di Luigi Albertini l’antigiolittiano che favorì Mussolini sino alla stagione forcaiola di Paolo Mieli, non si tira mai indietro nel perorare le cause più deleterie e sbagliate.
Sul “Corsera”, infatti, imperversa Michel Foucault, che andrebbe resuscitato ed impalato, il quale scrive:
«La situazione sembra essere sospesa a una grande tenzone tra due personaggi dal blasone tradizionale: il re e il santo; il sovrano in armi e l’esule inerme; il despota con, di fronte, l’uomo che si erge con le mani nude, acclamato da un popolo».
Una volta che la vittoria sia andata al “santo”, allora ecco lo Stato perfetto: «…le libertà saranno rispettate; le minoranze saranno protette e libere di vivere a modo loro, a condizione di non danneggiare la maggioranza; tra uomo e la donna vi non vi sarà disuguaglianza».
Tante stronzate in un uomo solo non s’erano mai viste.
Insomma, l’idiozia è sinonimo di ideologia marxista.
Peccato che in Italia codesta tipologia di idiozia tardomarxista pro
Hamas sussista e prosperi, anche a mezzo video ed a mezzo stampa.
Giancarlo Lehner