Sovranità Digitale: la sfida e l’opportunità per Italia ed Europa, di Giorgio Bagnasco

La sovranità digitale non è più un concetto astratto ma una necessità strategica. In un contesto di crescente instabilità geopolitica e di forte dipendenza tecnologica da Stati Uniti e Cina, l’Europa e l’Italia si trovano davanti a una scelta cruciale: continuare a dipendere da infrastrutture, cloud e software stranieri, oppure investire in un ecosistema digitale indipendente, capace di garantire sicurezza, competitività e innovazione.

Perché la sovranità digitale è cruciale

Il controllo dei dati e delle infrastrutture digitali rappresenta il nuovo terreno della sicurezza nazionale ed economica. L’Unione Europea, con normative come il GDPR, ha già tracciato un modello di riferimento, ma la sfida vera è quella di costruire un’infrastruttura digitale autonoma. I numeri spiegano bene la portata del fenomeno:

  • Controllo dei dati e GDPR: il mercato della sicurezza dei dati vale oggi tra i 20 e i 25 miliardi di dollari, e potrebbe superare i 55 miliardi entro il 2035.
  • Cloud e infrastrutture sovrane: dai 15-20 miliardi attuali si passerà a circa 40 miliardi di dollari, con il tema del “cloud sovrano” europeo al centro delle agende politiche.
  • Software europeo: un comparto da 18-22 miliardi, destinato a raddoppiare in un decennio.
  • Cybersecurity: il mercato vale oggi 76 miliardi, cresce al ritmo del 12% annuo e potrebbe toccare i 200 miliardi nel 2035.
  • Compliance e normativa: un settore spesso sottovalutato, ma che già oggi pesa 5-7 miliardi.
  • Digital green tech: dai 5 miliardi attuali a oltre 15 miliardi entro il 2035, in linea con gli obiettivi di sostenibilità e decarbonizzazione.

Nel complesso, si stima che un ecosistema autarchico europeo nel digitale possa superare i 150 miliardi di dollari l’anno, con benefici diretti in termini di indipendenza tecnologica e geopolitica.

L’Italia e la sua partita da 20 miliardi

All’interno di questo scenario, l’Italia può giocare un ruolo rilevante. La quota di mercato legata alla sovranità digitale per il nostro Paese è stimata in 9-20 miliardi di dollari annui, grazie alla combinazione di piani nazionali di digitalizzazione, investimenti pubblici e privati e una crescente attenzione normativa.

Già oggi si vedono segnali concreti:

  • Il mercato cloud italiano cresce a doppia cifra, +20% annuo, e vale oltre 8 miliardi di euro.
  • L’Europa investirà con il programma Horizon Europe oltre 7,3 miliardi di euro nel 2025 per ricerca e innovazione, parte dei quali indirizzati alla digitalizzazione.
  • Normative come NIS2 e Data Act stanno imponendo nuovi standard di sicurezza e gestione dei dati, stimolando le imprese italiane ad adeguarsi e innovare.

L’Italia ha inoltre una forte tradizione di ricerca universitaria e un tessuto di PMI tecnologiche che, se adeguatamente sostenuto, può contribuire a costruire un ecosistema digitale sovrano a livello europeo.

Ridurre le dipendenze, rafforzare l’Europa

Il tema centrale resta quello della riduzione delle dipendenze da Stati Uniti e Cina. Oggi gran parte dei dati europei è gestita da grandi provider americani, mentre il mercato hardware dipende fortemente dalla Cina. Questo squilibrio non è solo un problema di mercato: significa vulnerabilità per infrastrutture critiche, aziende e cittadini.

Investire in cloud sovrani, in software europeo e in cybersecurity non è quindi solo una scelta industriale, ma una decisione geopolitica. L’Europa, con progetti comuni e normative condivise, può sviluppare un modello digitale basato su valori democratici, trasparenza e tutela dei dati.

Opportunità e prossimi passi

La sfida della sovranità digitale è anche una grande opportunità economica e occupazionale. I settori legati a cybersecurity, cloud, green tech e software europeo possono generare centinaia di migliaia di posti di lavoro qualificati, rafforzando la competitività industriale.

Per cogliere appieno questa opportunità servono tre condizioni:

  1. Investimenti pubblici e privati mirati e coordinati.
  2. Formazione e ricerca: con almeno 7 miliardi di euro l’anno in programmi educativi e accademici a livello UE.
  3. Visione politica comune: senza una strategia unitaria europea, il rischio è di frammentare gli sforzi e non raggiungere la massa critica necessaria.

In conclusione, la sovranità digitale non è un traguardo lontano, ma una strada che l’Europa e l’Italia devono percorrere subito. Il mercato è in crescita esponenziale, le normative stanno spingendo nella giusta direzione, e gli investimenti sono già in corso.

Per l’Italia, questa è l’occasione di trasformare la propria debolezza strutturale in opportunità strategica, posizionandosi come uno degli hub europei della sovranità digitale.