Il dibattito aperto da Paolo Verri sul Corriere è importante perché finalmente si passa dalla discussione sulle trame e sulle possibili candidature a quella molto importante dei programmi. La nostra Città si trova in una fase di passaggio molto complicata è difficile perché non sa più cosa è. Eppure la Città è stata amministrata per 23 anni dalla stessa politica. E la Amministrazione 5 stelle per quante scelte sbagliate non può aver distrutto tutto in 5 anni. Torino non sa cosa ne sarà del suo futuro automobilistico , un settore che vale ancora un quarto della sua economia, dopo l’accordo con Peugeot. Torino che da Castellani in poi aveva puntato tutto sul turismo, sulla cultura e sul Loisir ha scoperto solo nel rapporto Rota di quest’anno che tutti insieme questi settori non valgono il 20% del Pil torinese e piemontese. Molto ma troppo poco per rappresentare il nostro futuro. Aver capito tardi questo dato è stato l’errore più grave delle ultime Amministrazioni. I professori Bagnasco, Berta e Pichierri che hanno consigliato Castellani, Bresso e Chiamparino nel loro bel libro su «Chi ha fermato Torino» uscito nel Giugno scorso ci hanno detto che Torino si era fermata nel 2008. Capirlo subito avrebbe fatto la differenza perché si sarebbe potuto prendere le contromisure come accelerare la TAV e la Linea 2 della Metropolitana, due opere importantissime ma che procedono con una lentezza inaccettabile. Ecco perché, a mio parere, chi si candida a Sindaco dovrebbe fare , come farebbe un buon amministratore, la «due diligence» sia sullo stato della economia cittadina sia sui conti del Comune e promettere di presentare alla Città ogni anno il Bilancio economico e sociale del suo lavoro. Chi andrebbe da un medico che si accorge dopo 12 anni della tua malattia? Per capire cosa fare per fermare il declino e per ripartire è più facile se ci si da una vision almeno al 2035 così possiamo porci da un lato obiettivi importanti ma dall’altro lato ci aiuta a vedere le condizioni impegnative per recuperare un ruolo chiaro tra le Capitali europee del futuro. Il 2035 perché Torino deve lavorare a porre la candidatura a organizzare Expo 2035 sapendo che tra il 2030 e 2032, con l’arrivo della TAV, la nostra Città sarà inserita nella Rete europea dei Trasporti del futuro che la renderà nuovamente centrale nella rete dei traffici e dei trasporti merci e passeggeri. La Tav stimo possa portarci due milioni di turisti esteri all’anno. Sarà importantissima la governance del Competence Center, del Manifacturing Center e del nuovo Centro per la Intelligenza artificiale arrivato a Torino grazie alla grande intuizione di don Luca Peyron, all’impegno di Marsiaj e alla determinazione di Appendino. Per il Centro della IA Il modello dovrebbe essere quello dell’Iit di Genova che, nato da una intuizione di Tremonti e Berlusconi che lo inserirono nella Finanziaria del 2003, oggi è leader mondiale nel suo settore. Torino per ripartire ha bisogno di grandi investimenti da parte dei capitali torinesi ma anche di quelli esteri, ma Torino deve riuscire ad attrarre ancora di più giovani studenti di tutto il mondo. Una Città che attrae ragazzi interessati alla Innovazione e alla Mobilità del futuro diventerebbe ancora più attrattiva di investimenti esteri. Torino in una parola deve togliere i tappi che l’hanno bloccata in questi anni dalle rotonde intasate alla mobilità del centro. Se queste sono alcune indicazioni sul futuro, il Nuovo Sindaco dovrà contemporaneamente curare le gravi ferite che la crisi da Covid e da Lockdown ha inferto alla rete commerciale cittadina, alle partite IVA e alle piccole aziende artigianali. Qui dovrà fare molto di più di quanto hanno fatto fin qui le nostre banche. Sapere che alcune migliaia di piccole aziende che pur avendo problemi legati alla bassa crescita economica degli ultimi quindici anni continuavano a garantire posti di lavoro, rischiano di avere il colpo di grazia a causa dei Lockdown governativi e perché non hanno ricevuto il Credito garantito al 100% da parte dello Stato, è inaccettabile. Ecco perché il nuovo Sindaco che dovrà rilanciare Torino dovrà proporre alle aziende, ai sindacati, alle banche un patto di rinascita che favorisca la ripresa delle attività, che rilanci l’edilizia attraverso la riqualificazione delle Periferie , che favorisca la attrazione di nuovi investimenti esteri, che spinga il Governo a prevedere nel Recovery Plan investimenti e una politica industriale per l’auto e per la mobilità del futuro valorizzando il ruolo della Authority dei Trasporti che con grande fatica abbiamo strappato alcuni anni fa a Roma. Per riuscire in questo compito così impegnativo ci vorrà un Sindaco molto coraggioso e determinato, che conosca bene l’economia torinese, che abbia esperienza di tavoli governativi e che senta dentro di sé forte la domanda di riscatto della metà della Città che sta male e che sappia fare squadra con le migliori energie e intelligenze torinesi e che sappia far capire a Roma che la ripartenza di Torino è un interesse generale. Cosa va bene a Torino va bene al Paese avrebbe detto oggi l’Avvocato.