A Venezia la mostra intitolata “Umberto Mastroianni. Figure e astrazioni 1931- 1996, ospitata a palazzo Pisani Revedin, pone a confronto le sculture in bronzo dell’artista degli anni Trenta e Quaranta con i cartoni colorati e dilaniati del dopoguerra fino all’approdo degli anni Novanta. Perforati, lacerati, incisi i cartoni incarnano le produzioni più caratteristiche della fase informale di Mastroianni, sviluppatasi soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale.
Tale fase è stata rivissuta dall’artista in una testimonianza del 1991: “ La guerra sconvolse il mio mondo, me, tutto. Le lotte fratricida, il sacrificio di tanti innocenti, i partigiani, le vittime, la coscienza di questa nuova libertà”. ‘L’artista – secondo Umberto Mastroianni – è tutt’uno sempre’.
L’esposizione veneziana evidenzia l’esordio figurativo dell’artista, con le opere intitolate ”Ragazzo fiorentino” del 1931 e ”Nudo di giovane atleta” del 1938. Sono opere che richiamano la scultura classica greco romana e che sono seguite dal volto scomposto della Maschera n. 1 del 1957, che apre le porte alla modernità e a quel gesto di rottura che contraddistinguerà gli anni successivi della produzione di Mastroianni.
Si richiamano a un’impostazione dei volumi ispirata all’armonia e poi agli sconvolgimenti tellurici del Futurismo e dell’informale i circa 50 cartoni con le cornici originali a cassetto ideate dallo stesso artista per limitare gli sbalzi di carta. Riflettono tutto il suo periodo astratto dal 1949 al 1992. Il focus dell’opera è rappresentato dai colori che utilizza, a volte chiassosi, ma sempre liberi nel movimento, il rosso macchiato, il blu intenso tipico dei lombrichi.
Da un lato, quindi, le sculture in bronzo figurative, il richiamo all’antico e a quella purezza classicheggiante della preistoria dell’artista, dall’altro i cartoni incisi, pressati, strappati, traforati che rappresentano tra le più singolari produzioni della fase informale di Mastroianni, sbocciata improvvisa e travolgente dopo l’esperienza della guerra. Paiono mondi diversi, agli antipodi quasi, che mostrano, però, entrambi la solida base plastica e il sogno di pace da sempre presente nell’artista nato a Fontana Liri nel 1910.
Mastroianni vive con passione la lezione futurista, in particolare quella di Umberto Boccioni e poi va evolvendo verso linguaggi nuovi e originali divenendo il primo astrattista della scultura italiana fino all’approdo alla stagione dell’informale, di cui sarà caposcuola della rivoluzione del Novecento e artista di assoluto rilievo internazionale.
Negli anni Ottanta, a cura dell’architetto Francesco Moschini, viene allestita al Forte del Belvedere di Firenze una grandiosa mostra antologica che espone per la prima volta la collezione delle sculture monumentali cui seguirà una mostra itinerante che toccherà varie città degli Stati Uniti. Nel 1987 Mastroianni dona allo Stato italiano 26 capolavori costituenti il nucleo più importante della sua collezione personale, oggi conservate nella Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma. Le opere, per lo più di carattere informale, venivano esposte in una mostra allestita al San Michele Ripa a Roma. Nell’anno successivo ad Aosta si inaugura una mostra retrospettiva che raccoglie, oltre a significativi lavori, tutti i cartoni elaborati, la quasi totalità degli arazzi prodotti dall’artista in collaborazione con l’Arazzeria Scassa di Asti. Dopo una sua rassegna dell’attività di scenografo, cui viene dedicata una mostra a il Cairo, prosegue la stagione dei premi e dei riconoscimenti fino a giungere ai primi anni Novanta all’inaugurazione ad Arpino della fondazione dedicata a Umberto Mastroianni, che raccoglie oltre cento opere tra sculture monumentali, bassorilievi, disegni e incisioni. Nel ’94 si inaugura a Torino, al teatro Regio, la cancellata intitolata Odissea Musicale, imponente insieme di fusioni in bronzo, lunga 24 metri e alta 4. La città di Torino, in riconoscenza della donazione, gli conferisce la cittadinanza onoraria e la Regione Piemonte istituisce il premio internazionale di scultura a lui dedicato. Le sue soglie mortali dimorano accanto a quelle dell’amata moglie ida, a Carmagnola, all’ombra di una statua di sua realizzazione intitolata “Cristo sulla Croce”.