Uno dei più grandi dantisti di tutti i tempi – lo affermo senza tema di esagerare – ha avuto i propri natali non nell’attuale Italia politica, ma in Svizzera, in una valle ove si parla italiano e che geograficamente rientra nei confini della penisola italica. Questa valle è la Val Bregaglia, nel Canton dei Grigioni ed il dantista è Giovanni Andrea Scartazzini, nato a Bondo il 30 dicembre 1837 e morto a Fahrwangen, nel Cantone di Argovia, il 10 febbraio 1901.

Il 2021 non è solo l’anno di Dante, quindi, ma anche il 120° anniversario della morte dello Scartazzini, e le due ricorrenze sono state opprtunamente riunite dalla benemerita società Pro Grigioni Italiano: è stata affidata, infatti,  allo storico e giornalista Andrea Tognina la cura di una mostra dedicata all’illustre dantista, mostra aperta sino al prossimo 25 ottobre al Museo Ciasa Granda, sito nella frazione di Stampa, proprio sulla strada che da Chiavenna porta al Passo Maloggia. Vi è ampia possibilità di parcheggio e, proprio accanto al museo vi è una graziosa pensioncina a conduzione familiare che consiglio vivamente a chi avesse la voglia di soggiornare (la Bregaglia merita, credetemi, cfr. http://www.pannunziomagazine.it/fascino-della-bregaglia-porta-dengadina-porta-ditalia-di-achille-ragazzoni/).

Lo Scartazzini nacque a Bondo ed una lapide sulla modesta casa natale lo ricorda. Divenne pastore della Chiesa Riformata (per questo Gabriele d’Annunzio lo definì “Un uomo di Dio e di Dante, vissuto predicando il Vangelo e commentando il Poema”) e, proprio per dedicarsi ai suoi studi rinunciò ad una carriera ecclesiastica che sarebbe stata di tutto rispetto (va anche detto che lo Scartazzini aveva un caratterino non proprio facile e non le mandava a dire né ai fedeli, né ai confratelli né ai superiori, quando era il caso… per quanto conosco la sua biografia, lo definirei un Don Camillo protestante). Fondamentali tutte le sue opere di argomento dantesco: “Dante in Germania” (due edizioni, 1881 e 1883), “Dantologia” (1894 e 1906, uno dei miei livres de chevet preferiti…), “Prolegomeni alla Divina Commedia” (1890), l’“Enciclopedia Dantesca” in tre volumi (1896, 1899, l’ultimo volume uscì postumo nel 1905), senza dimenticare la monumentale edizione della Commedia, riveduta nel testo e commentata, in quattro volumi, da cui è stata tratta un’edizione ridotta, tuttavia formidabile, che viene continuamente ristampata dall’editore Hoepli (una famiglia svizzera trapiantata a Milano che tanto ha fatto per diffondere ed onorare la cultura italiana!).

Non citerò qui le numerose opere dantesche in tedesco, lo Scartazzini fece davvero tantissimo per diffondere la conoscenza del Sommo Poeta nel mondo di lingua tedesca!

La mostra illustra anche i numerosi altri interessi culturali curati dallo Scartazzini (letteratura italiana, teologia, giornalismo, ecc.) e fornisce un ritratto piuttosto completo del personaggio. Una mostra davvero interessante, quindi, che consiglio di visitare e un grosso grazie, con tanto di cappello, a chi l’ha promossa ed organizzata.

Infine una melanconica considerazione sulle italianità di confine, che tanto hanno disinteressatamente donato a quella “Grande Madre” che sovente si è di loro scordata: la migliore lezione della Commedia ci viene da un bregagliotto, il migliore dizionario della nostra lingua da un dalmata, Niccolò Tommaseo di Sebenico (ogni volta che lo definisco “sebenzano”, come correttamente dovrebbe essere, i miei interlocutori mi guardano sgranando tanto d’occhi, allora ho smesso di farlo!), il primo teorico dell’unità nazionale italiana nacque a Capodistria, Gian Rinaldo Carli (qualcuno forse ricorda il romanzo di Fulvio Tomizza, “L’ereditiera veneziana”, che lo vede protagonista; Tomizza scrisse un altro romanzo, “Quando Dio uscì di chiesa”, che per protagonista ha il vescovo Pietro Paolo Vergerio, il quale diverrà Pastore Riformato di Vicosoprano, proprio in Val Bregaglia!), mentre il vero unificatore d’Italia è stato un nizzardo, Giuseppe Garibaldi. Non dimentichiamo tutte queste italianità periferiche, non dimentichiamo quanto esse hanno dato alla nostra cultura. E mi auguro che, per onorare la memoria dello Scartazzini, si possa fare qualcosa anche da noi. Nel 2017, cogliendo l’occasione del 180° della nascita, lo commemorai alla Società Dante Alighieri di Bolzano. Poco, certo, ma tra il poco e il niente, non ho dubbi su cosa scegliere.