Ricordiamo  che la    modifica  costituzionale  del numero dei parlamentari  oggetto  del referendum tenutosi il 20/21 settembre  era stata approvata  in tutte le votazioni  prescritte  dalla  totalità  o quasi  dei  parlamentari  e che  tutti  i partiti  si erano espressi  per il “SI’”, per  cui, secondo una certa logica, il numero dei voti favorevoli alla  sua  conferma , avrebbe dovuto  sfiorare  il  100%  dei votanti , invece  il numero  dei  “NO” ha toccato  il 31% con una distribuzione regionale  sulla  quale  torneremo. Il  dato  è  importante  perché  vuol dire che  ci sono milioni di italiani, che in mancanza  di alternative, votano  per i movimenti  esistenti , ma che nel loro intimo  hanno idee diverse e  lontane  dai programmi sbandierati, per cui  i  vari  dirigenti  dei  partiti  dovrebbero ascoltare maggiormente  l’opinione pubblica. Ma  questa discrasia  tra  i due dati , quello parlamentare  e quello referendario  ha  in Italia  un precedente clamoroso nel referendum  istituzionale del 2 giugno 1946, quando  al 46% ( ufficiale, ma contestato) di voti monarchici  non corrispose che  un numero  molto più  modesto  di  deputati  monarchici alla  Costituente , il  che produsse  clamorose ingiustizie  quali l’esilio e l’avocazione  dei beni  nei confronti  dei Savoia . Quanto  ad un più  recente  referendum  dove  pure si è verificato il contrasto  nei voti possiamo citare  quello  della  “Brexit”, con conseguenze  gravi per il Regno  Unito (fino a quando ?). Tornando  all’attuale referendum  la distribuzione  per  Regioni  lascia  perplessi  perché  alla  vittoria  del “Sì’”, hanno maggiormente concorso  le regioni meridionali , sia quelle  governate dal centrodestra, sia quelle governate dal centrosinistra, (es.Campania –CS- sì’  77,41 – Sicilia- CD –sì 75,88) senza  pensare  al maggiore distacco  e  difficoltà che ci sarà  nel rapporto tra  gli eletti, in numero pesantemente minore  e  gli elettori in collegi elettorali sempre più vasti , che toccherà  il culmine  nel  Senato. Questa  equivalenza  tra regioni  centrodestra e centrosinistra  nel  voto minore  alla media  nazionale  del 69% per il “Sì”  si riscontra  anche  il tutto il centro nord  (es.Toscana-CS –sì  66,01- Lombardia – CD- sì 68,12) per cui  nei  ridicoli trionfalismi   i “cinquestellati”  dovrebbero ringraziare  quella  parte di elettori  leghisti  e di destra  che  hanno  espresso  la loro  approvazione  al cambiamento : un esempio per tutti  se l’elettore  Veneto  che ha riconfermato  Zaia con oltre  il 70%, dei voti , avesse votato “No”, il risultato sarebbe  stato ben diverso  dal 62,64  dì sì   ed il 37,36  di  “no”, che  è  il risultato  effettivo  registrato

Chi  rappresenterà  adesso  questo  31% ? Mediti  il  centrodestra  e  non commetta altri  errori. Ne  ha già fatti molti  anche nelle candidature  regionali.