In questo periodo ogni giorno si percepisce la presenza della morte. Ho sentito dire “è così che gira il mondo” e ho pensato che se Galileo Galilei fosse ancora vivo probabilmente avrebbe detto guardando la Terra:  “eppur si muore!” Io però mi chiedo quanti di noi in realtà siano vivi realmente oggi e in tutti i giorni già passati e in quelli che di sicuro ancora verranno. Perché per morire è condizione necessaria essere vivi adesso in questo momento e spesso non lo si è già da tempo. Siamo presi da un continuo pseudo vivere sempre rivolti un passo avanti nelle preoccupazioni, speranze, paure e angosce che ci aspettiamo e immaginiamo debbano arrivare. E viaggiamo sempre guardando al prossimo chilometro avanti perché abbiamo impresso negli occhi e nella mente cosa è successo o non è successo nel chilometro precedente indietro, ovvero i rimpianti, gli insuccessi, le cose che non abbiamo capito e le recriminazioni. E questa una delle cause maggiori di sofferenza del genere umano. L’essere dilaniati e bombardanti costantemente dalla preoccupazione di ciò che sarà a causa di ciò che non è stato. Il passato ed il futuro diventano alla lunga per molti la sola presenza del presente che diventa così il grande assente. Questo diventa un non vivere ma un semplice traghettarsi già morti al di la delle giornate.

In molti metodi di gestione dello stress, e forse in tutte le forme di meditazione, è centrale la capacità di essere presenti nel qui e ora. La Mindfulness , tra le altre, ne fa addirittura la propria identità (mente pienamente presente adesso). Cosa voglia dire concretamente vivere la vita tutti i banalissimi giorni per essere pronti  a sbattere in faccia alla morte che è troppo tardi per ucciderci perché abbiamo già veramente vissuto è racchiuso nel concetto del………..lavare i piatti di Thich Nhat Hanh. Lui ti chiede in un compito così umile e quotidiano come lavare i piatti se vuoi scegliere di vivere. Lo fa chiedendoti  se lavi i piatti per averli puliti oppure se lavi i piatti per lavare i piatti.

Lavare i piatti per averli puliti significa volerseli levare di torno per passare a qualcosa di altro che ci attrae maggiormente. L’obiettivo è la destinazione futura perdendosi tutto il viaggio presente. Se lo scopo è bere la tazza di tè dopo aver finito i piatti si correrà un doppio rischio. Il rischio di non aver vissuto il viaggio di avvicinamento al tè e di non viversi neanche il tè perché probabilmente la mente sarà nuovamente altrove verso altri desideri, aspettative o rimpianti.

Lavare i piatti per lavare i piatti vuole dire farlo per ammirare l’espressione del proprio essere vivi in azione, sempre, anche adesso, anche mentre lavo i piatti. Quel momento di vita non tornerà mai più lo sapete? Sarà perso per sempre! E ironia della sorte lo avrete perso pensando a qualcosa che deve ancora venire (brutto o bello che sia) e che non è certo mai accadrà e soprattutto vi avrà impedito di riuscire al meglio (perché distratti e non presenti) in una cosa che avevate tra le mani così apparentemente semplice come lavare i piatti.

Vi esorto e mi esorto ad avere più paura di non riuscire a vivere che ad essere raggiunti dalla morte. Usate al meglio ora il tempo che c’è adesso per porre le basi oggi, come ogni giorno, del futuro che verrà domani memori di poterci riuscire meglio di ieri! Che siate a lavorare in un ospedale, che stiate rimboccando le coperte ad un bambino, che stiate a tranquillizzare un anziano giustamente preoccupato fatelo come dice Patrick McKeown : “dovete diventare l’attività che svolgete!”. Ogni attimo presente della vita è la migliore occasione che possiamo dare a noi stessi e agli altri.