“Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono”

diceva Cicerone.  Sbagliare è una cosa del tutto normale, la vita, di frequente, ci coinvolge in difficili ed inedite situazioni a cui non siamo preparati, il percorso che percorriamo è cosparso di ostacoli che spesso siamo costretti a  superare passando per la strada del fallimento. A nessuno piace l’idea di aver commesso degli errori e la consapevolezza di averlo fatto provoca frustrazioni, sensi colpa e insoddisfazione.  Sfortunatamente  non ci sono persone  immuni, tutti  noi prima o poi  siamo vittime di uno scacco, ma il risvolto positivo è proprio che da questi incidenti di percorso  possiamo  imparare e crescere. La perfezione quindi a cui utopicamente ci ispiriamo, l’impeccabilità che rincorriamo nei vari ambiti della nostra vita, dall’aspetto fisico alle relazioni sentimentali e  sociali, dallo studio alla carriera non  esiste; siamo esseri imperfetti con qualità e fragilità, umani legittimamente difettosi ma straordinariamente pronti a risollevarsi più  forti di prima. Di questa capacità di miglioramento, legata ad un profondo processo di evoluzione, ce ne parla Enrico Galiano nel libro “L’arte di sbagliare alla grande”; l’autore ci spiega, in sostanza, che è  più importante insegnare a rialzarsi piuttosto che puntare a non fallire e che è fondamentale percorrere la strada dell’autenticità invece di quella della perfezione. Come afferma Galiano, nel libro edito dalla Garzanti, “l’errore è una potente arma di apprendimento” mentre nella quotidianità, nella scuola e nella cultura in genere la tendenza è di demonizzarlo, di considerarlo esclusivamente un tabù. In questo modo, sbagliare si  riduce unicamente ad una colpa, ad una frustrante azione da evitare per non doversene vergognare,  purtroppo qualche volta per la vita intera. Nessuno potrebbe mai affermare che fallire, commettere un errore, fare un passo falso o peccare è piacevole, ma a volte è necessario per imparare, per crescere, per imboccare la strada giusta per noi e ricominciare. Ovviamente l’errore bisogna cercare di non ripeterlo e fare tesoro dell’esperienza negativa ma ancora più importante è non accanirsi su se stessi piegandosi ai sensi di colpa, pesanti macigni che minano la nostra serenità e a volte la nostra salute. In 157 pagine, l’autore ci racconta anche i suoi sbagli e le sue scelte avventate, ci confida i suoi errori veniali ma anche quelli più seri; il libro è uno scritto pedagogico che, grazie alla sensibilità di Galiano, può rivelarsi molto utile per comprendere che la vita, una meravigliosa e complessa avventura, deve essere vissuta profondamente accettando  anche gli sgambetti e le difficoltà a cui quest’ultima ci mette di fronte. Ogni situazione, compresi quelle di cui ci pentiamo e che consideriamo sbagliate, sono una grande fonte di trasformazione ed evoluzione. Concediamoci di sbagliare, perdoniamoci, impariamo dall’errore e cerchiamo di vivere più serenamente e a pieno la nostra vita.