Amelia Rosselli e Gaetano Salvemini, l’una  scrittrice e letterata, l’altro storico e meridionalista, sono personaggi noti nella cultura democratica del nostro Paese. Di queste due figure dell’antifascismo italiano sono stati pubblicati molti saggi, ma sino ad oggi mancava un volume che raccogliesse la loro corrispondenza epistolare. Ha colmato questa lacuna l’edizione del «Carteggio»[1] che – ad eccezione di quattro lettere datate tra il 1915 e il 1926 – ne pubblica altre 213 lettere, coprendo il periodo che va dalla tragedia di Bagnoles-de-l’Orne fino alla morte della scrittrice veneziana avvenuta a Firenze il 26 dicembre 1954.

Il carteggio è  arricchito dai saggi di Simone Visciola e di Gigliola Sacerdoti Mariani, il primo pubblicato nel 2017 e ora riadattato per la sua edizione[2], mentre il secondo riprende uno studio sul lessico familiare per analizzare «il linguaggio della sofferenza e della generosità»[3]. Se Visciola ripercorre la storia dello scambio epistolare, la Sacerdoti Mariani offre uno spaccato linguistico per definire sentimenti e valenze culturali, che presentano un grande interesse per la conoscenza del periodo storico in cui le lettere sono collocate dai due curatori. L’imperativo del «Non mollare», il cui titolo è ripreso dal periodico uscito a Firenze dal gennaio all’ottobre 1925[4], pervade il carteggio fra Amelia Rosselli e Gaetano Salvemini, entrambi impegnati a tenere viva la memoria di Carlo e Nello Rosselli. Organo di un sincero antifascismo, il «Non mollare» denuncia le responsabilità di Mussolini nel delitto Matteotti e richiama la tradizione risorgimentale, di cui Nello dà un quadro esaustivo dei valori mazziniani[5]

    Proprio nel Circolo di cultura, promosso da Carlo nel dicembre 1920, egli conosce tre anni dopo Marion Cave, che alla morte del marito e del cognato – avvenuta nella cittadina francese il 9 giugno 1937 – si impegna  a scoprire la verità sull’assassinio, imputabile a sette membri del gruppo  estremista «Cagoule»[6]. Grazie al conforto di Amelia e dello stesso Salvemini, Maria Todesco, moglie di Nello, promuove la sistemazione dell’opera del marito. Ella riallaccia i legami professionali di Nello e si attiva per recuperare i suoi manoscritti nella Scuola di Storia moderna  e contemporanea di Roma.

   La prima lettera di Amelia, successiva all’omicidio dei figli, è datata 13 luglio con l’invito rivolto a Salvemini di tenere viva la memoria dei fratelli Rosselli. Lo storico si impegna così a raccogliere gli scritti e a svolgere un’opera di denuncia finalizzata a individuare i responsabili e a chiarire il movente del loro omicidio. Alcuni mesi dopo la tragedia lo storico pugliese pubblica a Londra un libretto rievocativo per difendere l’opera di Carlo e confutare la voce che Nello avesse aderito al Regime fascista dietro influsso dello storico Gioacchino Volpe e della promessa di una cattedra universitaria[7].

    Nei diciasette anni successivi Salvemini, su invito di Amelia, smonta la diffamazione mediatica che circola in alcuni ambienti storici di un cedimento di Nello per l’annuncio di una «prossima pubblicazione» della sua storia diplomatica in una collana diretta dallo storico fascista. Si avvia così un fitto dialogo con uno scambio culturale che raggiunge alti toni interpretativi della storia d’Italia. La raccolta postuma dei «Saggi sul Risorgimento», edita nel 1946 con la prefazione di Salvemini, esprime un fecondo e attivo impegno, da cui non si può prescindere nei saggi storici sulla costruzione dello Stato unitario.

    Sull’opera di Carlo Rosselli, Salvemini offre un contributo storico rilevante mediante una lettura della storia d’Italia attraverso la questione delle classi dirigenti secondo moduli interpretativi riconducibili alla teoria delle élites di Vilfredo Pareto o a quella minoritaria di Gaetano Mosca. In quest’àmbito il carteggio offre una vera e propria narrazione storica che entrambi metteranno a frutto nelle loro memorie. Amelia Rosselli si dilunga sugli interessi del figlio Nello, sulla sua attività di storico e i rapporti con Volpe. Salvemini si impegna a ripubblicare il suo saggio biografico del 1937 come lavoro di aggiornamento per una raccolta completa degli scritti di entrambi i fratelli. Il nuovo clima politico seguito alla caduta del Fascismo e all’età repubblicana non approda all’edizione completa dei loro scritti, che vedranno la luce solo negli Ottanta e Novanta del XX secolo[8].


    [1] Il carteggio, curato da Carla Ceresa e Valeria Mosca, è pubblicato con il titolo «Non ci è lecito mollare», Effigi edizioni, Arcidosso-Gr 2023, pp. 354.

    [2] S. Visciola, Dopo Bagnoles de L’Orne. Gaetano Salvemini, Amelia e Maria Rosselli: la difesa della memoria di Nello e la sistemazione dei suoi scritti, in Carlo e Nello Rosselli (1937-2017), in «Rivista Storica del Socialismo», 2017, a. II, n. 1, pp. 203-244.

    [3] G. Sacerdoti Mariani, Lessico famigliare, in Lessico familiare. Vita, cultura e politica della famiglia Rosselli all’insegna della libertà, a cura di Z. Ciuffoletti e G. L. Corradi,  Edimond, Città di Castello 2002. pp. 17-31.

    [4] Cfr. G. Spini e A. Casali, Firenze, Laterza, Roma-Bari 1986, p. 128.

    [5] N. Rossellii, Mazzini e Bakounine. 12 anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Fratelli Bocca editori, Torino 1927. Su Mazzini e il suo antiautoritarismo ha richiamato l’attenzione Pier Franco Quaglieni nella ristampa de I doveri dell’uomo (Pedrini, Torino 2022) a 150 anni dalla sua morte.

    [6] Sulla dinamica dell’omicidio cfr. N. Dell’Erba, Quel fatale giugno del ’37, in Id., Intellettuali laici nel 900 italiano, Grasso editore, Padova 2011, pp. 143-152.

    [7] La voce fu diffusa da Luigi Villari all’estero, come documentò G. Salvemini nell’articolo La congiura dei bugiardi, in «Il Mondo», 16 giugno 1951, a. III, n. 24, pp. 9-10.

    [8] Per la bibliografia dei due Fratelli cfr. N. Dell’Erba, Carlo e Nello Rosselli  Guida bibliografica 1917-1921, in L. Rossi (a cura di), Politica, valori, idealità. Carlo e Nello Rosselli maestri dell’Italia civile, Carocci, Roma 2003, pp. 155-231.