Ho letto la prefazione di Tomaso Montanari alla ristampa del libro “La distruzione della natura in Italia” di Antonio Cederna, ambientalista storico che ho conosciuto e frequentato a differenza sua. Erano gli anni in cui ero Presidente di Italia Nostra Torino e facevo parte, giovanissima, del Consiglio Nazionale. Ebbi l’occasione durante quelle lunghe riunioni, che terminavano sempre con cene nelle trattorie romane ed in cui si continuava a disquisire di tutela, di conoscere e diventare amica di Giorgio Bassani, Teresa Foscari Foscolo, Fabrizio Giovenale e Antonio Cederna. Pavese ma residente da molti anni a Roma, aveva uno spiccato accento piemontese tanto che gli chiesi se lo fosse, la risposta fu spiazzante era per via della “balia di Vercelli”. Mi misi a ridere e lui insistette affermando che con il latte si assorbe anche l’inflessione dialettale. Antonio era così, spiritoso, arguto ma anche profondo e rigoroso. Gli parlavo della manomissione del paesaggio della provincia di Torino con la miriade di villette dei geometri e le distese di goffi, supponenti condomini sorti come funghi a ridosso del centro, frutto di una bieca speculazione edilizia, molte volte in sfregio alla leggi urbanistiche. Perché io come lui non eravamo contro il progresso e l’edilizia “bella” ma contro le becere orrende costruzioni, frutto dell’insensatezza, sciatteria di spregiudicati costruttori. Montanari che non l’ha mai conosciuto, esordisce con note politiche del tutto fuorvianti e fuori luogo. Addirittura tira in ballo impropriamente e più volte il fascismo, cui tutto si può imputare meno che il rispetto per l’ambiente, il territorio e la tutela del patrimonio storico architettonico. Strano per  un docente di storia moderna che dovrebbe essere edotto  delle Leggi che hanno salvato l’Italia dal disastro ambientale e mi riferisco alla L. 1150/40,alla 1089/39 alla 1497/39 che  disattese tra gli anni 50/ 60/70, hanno prodotti mostri che mai il fascismo avrebbe concepito. Siamo poi, io e l’autore della prefazione, in piena antitesi sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, tanto che a volte i redattori ci mettono a confronto. Pur essendo una tutelatrice, ed anzi proprio per questo, propugno il recupero degli edifici storici dismessi dalle loro funzioni per assumerne delle altre. Ad esempio si ad ex Monasteri, Carceri che diventano alberghi, purché tutto sia fatto con cura e rispetto dell’architettura. Montanari invece vorrebbe lasciare nell’incuria, nel degrado  edifici storici in balia di vandali ed okkupanti, come fu per la Cavallerizza di Torino, la  cui occupazione da parte di varie umanità, che tutto lì dentro facevano meno che rispettare gli spazi, la sostenne, venendoci varie volte. Concludendo, come denuncio da più di trent’anni, la difesa del territorio, il non consumo del suolo, avviene solo in un modo, recuperando l’esistente e non costruendo milioni di cubature di cemento. Come ho anche scritto recentemente, il Turismo Culturale, dopo la pandemia ha ripreso alla grande ed i fruitori, specie stranieri di questo segmento sempre in crescita, desiderano trovare in Italia, il “genius loci”, non le scopiazzature di brutte architetture statunitensi. Su questo ed altro, Cederna ed io concordavamo, e se si seguisse questa logica di pensiero, l’Italia ne trarrebbe giovamento  sul piano culturale, ambientale ed economico.