Tutti noi conosciamo il grande contributo che l’Illuminismo ha dato al diritto ed al concetto di diritti individuali e universali. Cesare Beccaria è forse l’illuminista più noto e significativo, tanto che ancora oggi viene studiato e ricordato in modo approfondito in tutti i corsi di laurea in giurisprudenza e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 è stato ed è, ancora nel nostro tempo, un caposaldo della civiltà moderna e della cultura europea, che si intreccia con la storia americana e, soprattutto, con il pensiero del grande storico e filosofo liberale Alexis de Tocqueville; vale a dire di colui che con il noto saggio in due volumi, “La democrazia in America”, contribuì a far conoscere il sistema giudiziario e costituzionale americano ai popoli europei, in lotta contro le monarchie assolute del tempo.
Non va dimenticato, che furono proprio l’Illuminismo e la Rivoluzione francese a rendere possibile il testo dell’articolo 231 del codice civile francese napoleonico, secondo cui “I conjugi potranno domandare reciprocamente il divorzio per eccessi, sevizie o ingiurie gravi dell’uno verso dell’altro”. Mai, prima d’ora, era stato concepito un diritto così ampio di scioglimento del vincolo matrimoniale reciproco e se ciò fu possibile fu anche in forza del contributo che le donne diedero al pensiero e alla cultura del tempo.
Molti, tuttavia, non conoscono e soprattutto, non riconoscono l’importante, sommerso lavoro di tante donne, che proprio nel Settecento contribuirono a realizzare il significativo cambiamento culturale che l’Illuminismo significò. In questa direzione si muove il giornalista Massimo Novelli, con il suo recentissimo volume edito dall’editore “Interlinea”, intitolato “Donne – Amanti, patriote, eroine e pensatrici nel secolo dei lumi”.
Il volume racconta la grande storia attraverso una rigorosa ed approfondita galleria dei ritratti di donne accomunate dalla caratteristica di essere donne libere e controcorrente, che lottarono per le proprie idee e per le loro passioni, quasi mai sostenute dalla società del tempo e avversate dalla stessa, sfidando pregiudizi e difficoltà per affermare la propria personalità e lottare per grandi ideali.
Come ricorda il Prof. Pier Franco Quaglieni, nel suo articolo – recensione del libro apparso sul “Pannunzio Magazine” del 23 agosto scorso, le figure femminili che Massimo Novelli indaga sono state ignorate da una storia scritta da uomini e il cammino della parità dei sessi non è ancora giunto a compimento, nonostante i grandi passi in avanti che sono stati fatti.
Le difficoltà di genere, come emerge dal volume, non sono da considerare riconducibili alla provenienza da ceti popolari. Infatti, l’appartenenza di queste donne a famiglie aristocratiche o l’essere mogli, o figlie di illustri personaggi del tempo, non fu sufficiente, per le donne raccontate nel libro, per emergere e per vedere riconosciuti i meriti derivanti dal loro essere poetesse, filosofe, pensatrici , artiste, patriote o anche semplicemente amanti di principi e aristocratici influenzandone positivamente, con la loro intelligenza e la loro cultura, il pensiero e l’azione.
Molte di queste donne vissero all’ombra di uomini importanti e autorevoli, altre furono indipendenti, autonome e impegnate in ruoli tipicamente maschili, quali l’esercito, e quindi scomode e controcorrente per l’epoca; nessuna di loro sopravvisse alle critiche, per non dire, in alcuni casi al dileggio in vita, nonchè all’oblio della storia, dovuto al genere di appartenenza, dopo la morte.
La storia, ma anche il diritto, hanno riservato da sempre alle donne un ruolo subalterno, e le capacità di molte di loro sono state messe in risalto esclusivamente in quanto “eccezionali”, in senso etimologico; non si è esitato ad “etichettarle” per screditarle socialmente, quando non per eliminarle fisicamente, come nel caso delle streghe (raccontate nel libro), in nome di moralismi e fanatismi che seppur diversamente, riemergono anche nel nostro tempo e colpiscono ancora una volta, proprio le donne.
L’accostamento della vita delle protagoniste del libro al c.d. “Secolo dei lumi”, è sicuramente felice perché quel secolo, seppur con tutti i suoi limiti, come tutti i periodi storici, ha contribuito a porre in evidenza l’importanza dell’essere umano nella sua individualità e nella sua specificità, aprendo la via ad una visione diversa del diritto e della storia, in nome di una ragione che, se ben guidata, costituisce un limite concreto al fanatismo ed al conformismo dei ruoli e che ha condotto, seppur molto lentamente, al riconoscimento dell’importanza del ruolo della donna nella società.
Il suddetto percorso non è ancora del tutto compiuto, in quanto permangono evidenti stereotipi di genere, discriminazioni, casi diffusi di violenza e maltrattamenti, persecuzioni legate al genere, oltre che mancati riconoscimenti al valore dell’ingegno femminile. Una rivoluzione culturale, in questo senso, è assolutamente necessario e la riflessione che suscita questo bel libro, in un periodo di recrudescenza di integralismi che offendono e cancellano l’identità delle donne, può essere un utile e significativo passo in questa direzione.