Ormai è passato un mese da quando abbiamo appreso, dalla bocca del Ministro Bianchi, che il personale scolastico è obbligato dal primo di settembre a esibire il proprio grenpass per accedere agli edifici, dove svolgere il proprio lavoro, come se si trattasse dell’abbonamento della metropolitana. Come funziona questa procedura, elaborata con acribia dal Governo dei Migliori? In attesa che MIUR e Ministero della Sanità partoriscano la mitica app che dovrebbe, negli intenti, risolvere i problemi organizzativi, vi racconterò cosa sta accadendo attualmente nelle scuole italiane.
Dovete sapere che, per ora, non è possibile creare un database con i dati sanitari dei dipendenti della scuola, che sia a disposizione delle segreterie scolastiche, per due motivi: in primo luogo, lamentano i Presidi, servirebbe del personale aggiuntivo che si occupi solo di questa incombenza, all’apparenza di poco conto, ma che nella realtà è piuttosto complessa; in secondo luogo, le asl non possono passare alle scuole informazioni protette da privacy; in terzo luogo, non sarà immediato ottenere tutte le certificazioni utili per assumere i supplenti. Di conseguenza, finché non verrà alla luce la mitologica app, bisognerà seguire il seguente protocollo: 1. sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram. Fin qui alla Fantozzi, poi passiamo direttamente al celebre finale di Vieni avanti cretino. Qualcuno storcerà il naso per queste citazioni, tuttavia vi assicuro che sono quelle che meglio rappresentano la situazione attuale. 2. Portare di corsa i propri figli a scuola o affidarli alla babysitter. 3. Effettuare un tragitto sui mezzi pubblici su cui si sale esibendo l’abbonamento, ma non il greenpass. L’augurio è di non trovarsi appiccicati come sardine e che ci salvino le mascherine ffp2, gentilmente offerte dal gen. Figliuolo a tutti gli studenti che non vanno a scuola piedi, in bici o in limousine. 4. Arrivare al posto di lavoro, mettersi in fila per svolgere le seguenti mansioni: misurare la temperatura, igienizzare le mani, gettare la mascherina, metterne una nuova, esibire il greenpass al bidello, che intanto sta pulendo i pavimenti e il bagno, firmare il foglio delle presenze, igienizzare di nuovo le mani. Non è detto che per la terzultima operazione compaia magicamente un tablet appositamente predisposto, quindi il personale verificatore è pregato di utilizzare i propri mezzi per far funzionare celermente il nuovo modus operandi.
Faccio una piccola considerazione su questo punto. Due sono le speranze: la prima è di non dimenticare di portare il pass, perché non è come quando si lascia per sbaglio la patente a casa: qui oltre alla multa leveranno pure lo stipendio del giorno. (Vuoi vedere che quel ragazzo che se l’è tatuato sul braccio non aveva tutti i torti? Urge approfondimento). La seconda è che l’app funzioni sempre correttamente. E al solo pensiero che si possa intoppare, bloccare, sbagliare, mi vengono i brividi.
Ma non perdiamo il tempo in queste quisquiglie e passiamo allo step successivo. 5. Fare appello ai discenti (che chi lo sa se avranno fatto il vaccino? Risposta certa solo per i minori di 12 anni). 6. Passare il resto del giorno a ricordare di stare distanziati, mascherinati (solo over 6), igienizzati. Ah, dimenticavo… bisognerà anche insegnare. Accompagnare in mensa, dove ovviamente tutti si abbassano le mascherine per mangiare. Cambiare le mascherine (solo over 6) a metà giornata. E ripetere tutte le raccomandazioni del caso agli smemorati. 7. Riprendere il mezzo pubblico per rincasare, esibendo l’abbonamento al controllore impegnato, nel frattempo, a discutere con uno che vuole salire senza biglietto. 8. Entrare in casa, lavare le mani, collegarsi a internet per partecipare alle riunioni. 9. Cenare, mettere i figli a letto, preparare le lezioni, correggere i compiti e le verifiche. 9. Accendere un cero a Santa Rita da Cascia e andare a letto.
Ecco, dopo questa breve descrizione, spiegato perché la conclusione logica della stampa italiana di fronte alle rimostranze di un sindacalista, è stata che, ovviamente, Landini sarebbe no-vax (!). Lapalissiano.