Tra i concetti che avrebbero bisogno di “fare il tagliando” (come si diceva una volta) metterei quello di diritti. Nell’“Occidente Cristiano” (ma sì, chiamiamolo ancora così per una volta!) leggi e costituzioni garantiscono certi diritti, dei quali i governi assicurano il godimento. Un esempio. il diritto di viaggiare dentro e fuori il paese (che non è scontato: non era così, per esempio, né in Unione Sovietica, né nel Sudafrica dell’apartheid).  Poi, i diritti di associazione, di proprietà, di culto, il suffragio universale, la libertà di stampa. Non c’è governo che non possa assicurarli, se così sceglie. Procedendo, troviamo i diritti alla salute, al lavoro (scritti nella nostra Costituzione) e alla casa (scritto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), ed allora vuol dire che siamo entrati nel campo del chiacchiericcio. Quei tre diritti  “di seconda generazione” (gergo degli specialisti) sono solo parole, considerando che il governo non è in grado di assicurare  né salute, né lavoro, né casa. Mi proteggerà dal raffreddore? Dalla morte?   Solo parole, dunque, preziose per costruire striscioni e slogan di cortei. Genere “il lavoro è un diritto”. Difficile convincerne i disoccupati. Quei diritti, magari chiamarli “auspici” suonerebbe meno assurdo: pensate un po’ a un articolo della Costituzione, “La Repubblica auspica per tutti salute, casa, e lavoro ….”. Va molto meglio.