Nella mia frequentazione settimanale del Balôn di Torino, un tempo «mercato dei cenci e delle pulci», ho trovato un opuscolo su Carlo Angelo Un uomo giusto, a cura di Franco Brunetta, Anna Segre e Gianfranco Torri, Assessorato alla Cultura della Provincia (Torino 2002, pp. 30). Incuriosito dal titolo, sfoglio l’opuscolo e l’acquisto per sapere se vi sia un legame di parentela con il noto divulgatore scientifico e conduttore televisivo Piero Angela morto il 13 agosto 2022 e biografato nel libro Diario italiano. Figure del nostro tempo (2023) di Pier Franco Quaglieni. Scopro con mia sorpresa che si tratta del Padre, su cui per molti anni era scesa una coltre di silenzio per il carattere schivo del Personaggio.

    Nato il 9 gennaio 1875 ad Olcenengo, piccolo centro agricolo nei pressi di Vercelli, Angela si iscrisse all’università di Torino, dove si laureò in medicina e chirurgia nel 1899. Compì le sue prime esperienze  come medico nelle foreste del Congo, al seguito dell’esercito belga per poi frequentare l’ospedale della Pietà di Parigi. Fu proprio nella capitale francese che conobbe il celebre psichiatra Joseph J. Babinski, la cui opera medica è ricordata soprattutto per la descrizione dell’estensione dorsale dell’alluce con una lesione del tratto corticospinale.

    Ritornato a Torino, Angela fece prima il medico condotto per essere poi chiamato come direttore della struttura sanitaria di Bognanco, località di cura e di villeggiatura del Verbano-Cusio-Ossola, su cui lasciò un interessante opuscolo intitolato La cura di Bognanco. Indicazioni pratiche per la cura delle acque (Gozzano s.d.).

   Ma le sue ricerche scientifiche proseguirono con altre pubblicazioni: nel 1912 pubblicò lo studio A proposito della mielite cronica e del tremore intenzionale (Firenze 1912); l’anno successivo diede alle stampe Paraplegia flacida ed esaltazione dei riflessi tendinei nella mielite traversa (Firenze 1913) e Il riso ed il pianto spasmodico nelle lesioni cerebrali d’origine vascolare (Torino 1913).

    Durante la Grande Guerra, Angela fu ufficiale medico della Croce Rossa Italiana presso l’Ospedale Vittorio Emanuele di Torino. Nel 1921 aderì al partito «Democrazia radicale», una coalizione politica sorta dalla ceneri del Partito radicale. Ma con l’ascesa al potere di Mussolini, egli si distaccò da essa per il sostegno dato al governo, da cui prese le distanze. 

    Tra la fine del 1923 e l’inizio del 1924 Angela si avvicinò alle posizioni riformiste di Ivanoe Bonomi, presentandosi alle elezioni del 6 aprile 1924: fu capolista nella circoscrizione piemontese per la lista «Opposizione costituzionale», ma non venne eletto per il mancato raggiungimento del «quorum». Alcuni giorni dopo il rapimento e l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924, Angela accentuò le sue critiche e accusò sul settimanale Tempi Nuovi il fascismo «per il nefando delitto che ha macchiato indelebilmente l’onore nazionale». La reazione non si fece attendere e nella notte tra il 20 e il 21 giugno 1924 gli uffici della redazione del settimanale furono saccheggiati e incendiati. Così si rinchiuse nella sua professione e per oltre venticinque anni svolse un’intensa attività come medico e direttore sanitario della clinica psichiatrica «Ville Turina Amione» di San Maurizio Canavese.

    Negli anni successivi alla promulgazione delle leggi razziali, Angela nascose nella clinica psichiatrica l’imprenditore socialista Donato Bachi, il docente Nino Valobra, Oscar Levi, Guido Cavaglion, Aldo Treves, Lydia Ghiron Ottolenghi e i coniugi Nella Morelli e Renzo Segre, che riuscirono a salvarsi dalla deportazione grazie alla sua sollecitudine: segnalò alle autorità i suoi ospiti, compilando false cartelle cliniche e attribuendo loro gravi patologie. Sospettato di prestare aiuto ai pazienti di origine ebraica, Angela – come ha ricordato più volte il figlio – fu interrogato nel febbraio 1944, rischiando di essere fucilato. Si salvò a stento grazie all’intervento del conte di Robilant presso il federale di Torino Giuseppe Solaro, comandante della milizia fascista repubblicana.

    Morì il 3 giugno 1949 a Torino. Alla sua scomparsa la moglie ricevette molte lettere di cordoglio, tra le quali quella di Renzo Segre, riconoscente per averlo sottratto alla barbarie nazifascista. Solo vent’anni dopo la morte di Segre, avvenuta nel 1973, la figlia Anna scoprì il diario del padre, che venne pubblicato con il titolo Venti mesi (Sellerio, Palermo 1995, pp. 132), portando a conoscenza l’operato segreto di Carlo Angela e l’aiuto prestato a molti ebrei. Nel 2001 l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme riconobbe il contributo che Carlo Angela diede all’umanità, attribuendogli l’attestato di benemerenza e la medaglia dei “Giusti tra le nazioni”.

Guido Gozzano non è mai stato dimenticato.