Sia pure in modi diversi tanto Vittorio Sgarbi quanto Philippe Daverio ci hanno abituato a capire che il mondo dell’arte ha dei velami, oltre i quali è legittimo che il pubblico sia condotto da chi, studiando l’arte, studia anche il mondo nel quale e dal quale nasce un’opera d’arte.

Roma città aperta: un film non del tutto svelato di Caterina Capalbo, recentemente pubblicato per la collana Varia della Rubbettino, racconta fatti che, pur essendo in margine alla realizzazione del film di Rossellini non sono assolutamente marginali, facendo parte della vita del regista e della sua maturazione personale verso la creazione di quel cinema nuovo che lo renderà acclamato e famoso nel mondo.

Il libro ricostruisce in sedici capitoli la “doppia storia” di questo celebre film. Una storia che lega le vicende narrate nel film con la vita del regista e la realtà della cronaca di quei giorni drammatici, con l’occupazione nazista e le conseguenze di una guerra civile in atto.

Tutto ebbe inizio nella tarda primavera del 1943 quando Rossellini stava iniziando le riprese del film Scalo merci, un progetto che dovrà interrompere a causa del disastroso bombardamento di San Lorenzo.

Così, di fronte al concreto pericolo delle bombe, il regista scelse di abbandonare Roma per trasferirsi in Abruzzo, a Tagliacozzo, dove avrebbe potuto mettere in salvo la famiglia e continuare le riprese del film. Ciò fu possibile, ma non per molto perché, dopo l’armistizio, il denaro per completare il film scarseggiò e anche lì arrivarono i tedeschi.

Interrotta di nuovo la lavorazione del film Rossellini scelse di restare in paese durante tutto il lungo inverno del ’43 fino alla primavera del ‘44, che lasciava preludere all’arrivo degli alleati a Roma.

In quei mesi difficili la parentesi abruzzese di Rossellini coincise con le avventurose peripezie di Luchino Visconti che, per sfuggire alla Gestapo, lasciò Roma e si nascose in un borgo sulle montagne, a Verrecchie, a cinque chilometri da Tagliacozzo. I due si incontrarono spesso per ragionare sul destino dell’Italia e sul futuro del cinema italiano. 

Le dinamiche di questo periodo di permanenza in Abruzzo, di Rossellini e di Visconti, nonché di Massimo Girotti, sono pazientemente ricostruite nel libro.

La Capalbo ha interrogato i testimoni delle riprese effettuate a Tagliacozzo, dove Rossellini soggiornò con la sua famiglia, e ha consultato, presso biblioteche e fondazioni, documenti di difficile reperibilità, in parte storici (e che riguardano la guerra partigiana), in parte specificamente orientati alla vicenda della produzione e della realizzazione del film,

E, quanto paziente e metodica sia stata questa sua ricerca, è testimoniato dalla ricca messe di fotografie a corredo del volume, per contestualizzare il triste periodo storico e per dare un volto ai tanti personaggi, cineasti o no, coinvolti, nella difficile creazione del film Roma città aperta

Nel libro c’è un “dietro le quinte” che ricostruisce aneddoti più o meno gustosi relativi a fatti accaduti sul set o fuori del set di Roma città aperta. E non mancano chicche anche gustose, come le esose richieste avanzate da Aldo Fabrizi, consapevole del proprio valore e del proprio prestigio, o il ruolo avuto da Fellini nella sceneggiatura del film. 

La scrittrice riconosce apertamente di aver proseguito le ricerche condotte, in passato, dal regista Stefano Roncoroni il quale tiene a dichiarare, nella prefazione al libro, che sono molti e diversi “gli inesplorati campi che circondavano il terreno su cui è stata realizzata Roma città aperta e che Caterina Capalbo ha sondato nei suoi studi”.

Dichiarazione che nonè poca cosa da parte di chi in due diverse occasioni s’era occupato di ricostruire l’opera, in quegli anni condotta da Rossellini, attraverso La trilogia della guerra edito da Cappelli, e La storia di Roma città aperta edito da Le Mani, che seguì al ritrovamento della sceneggiatura originale e integrale del film. 

Per l’interessante repertorio grafico, la scioltezza del racconto e la novità dei contenuti, raccomandiamo a tutti la lettura di questo interessante libro, non solo a coloro che amano la storia del nostro paese e che nel grande cinema italiano trovano una chiave interpretativa del presente.

Rubbettino, Soveria Mannelli, 2022. pp.282 € 18.00