Tengono banco in questi giorni gli spostamenti di Volodymyr Zelensky. Negli ultimi giorni è dapprima volato a Londra, ricevuto a Downing Street dal premier britannico Sunak e da Re Carlo, e successivamente è stato ricevuto su invito di Macron a Parigi, dove si è intrattenuto anche con il tedesco Scholz. La tappa del tour del leader ucraino prosegue con Bruxelles ed è previsto un intervento al parlamento europeo. In tutti questi passaggi c’è una costante: la grande accoglienza riservata a Zelensky, un’accoglienza che contempla non soltanto applausi scroscianti, ma l’incasso di un vero e proprio supporto ed appoggio sul piano prettamente militare. A tenere banco in Italia in questi giorni c’è il Festival di Sanremo. A margine, oltre al vestito di Chiar Ferragni o le “performances” extra canore di Blanco, Zelensky pare aleggiare come uno “spettro”. Inizialmente si era ipotizzato un suo intervento al Festival ma in seguito la RAI ha reso noto che Zelensky in realtà invierà un testo che sarà letto da Amadeus. Giorgia Meloni intanto se la prende con Parigi definendo “inopportuno” l’invito unilaterale di Macron e auspicando “unità”. E arriviamo da settimane in cui il dibattito politico e parlamentare sul tema degli aiuti all’Ucraina non è che sia apparso così fluido e franco. E così dal resto d’Europa emerge un sostegno diretto ed esplicito per l’Ucraina e per il suo Presidente e il dibattito verte sul tipo di supporto anche (se non soprattutto) sul piano degli aiuti militari. In Italia sul livello generale di ipocrisia credo che ci sarebbe da riflettere. E non poco.