L’opera di Corrado Porchietti è protagonista della mostra ospitata dal 21 aprile al 10 maggio prossimo presso la Sala Mostre dell’Associazione Lucana Carlo Levi e della Fondazione Giorgio Amendola, in via Tollegno 52 a Torino. Dal 4 al 27 maggio prossimo la personale sarà ospitata presso il Circolo degli Artisti di Torino “Giardiniera Reale”, in corso San Maurizio 6, sempre a Torino. L’esposizione comprende ventiquattro lavori dell’artista: un allestimento e una raccolta capaci di tracciare le diverse caratteristiche del suo percorso creativo, il cui linguaggio figurativo si pone costantemente in bilico tra commedia e tragedia e carico di colore, quale cifra stilistica della narrazione. La sua capacità e la sua perizia si sono andate affinando in seguito agli studi compiuti presso l’Accademia di Belle Arti di Torino e presso la scuola del maestro Piero Martina. Corrado Porchietti, nato a Savigliano nel 1950 e torinese di adozione, oltre che artista, è stato docente al liceo artistico “Renato Cottini” di Torino e ha realizzato lavori anche di grandi dimensioni, tra cui quello intitolato “Porchietteria”, presente in mostra: un trittico di tre metri e sessanta di base per due di altezza. I suoi dipinti trasmettono la complessità della vicenda umana e artistica di un pittore il cui rapporto non è stato sempre facile sia con la realtà circostante sia con se stesso. Corrado Porchietti vede in Felice Casorati e Nino Aimone, con i quali ha anche avuto un sincero e stretto rapporto amicale, due dei suoi principali riferimenti; nel corso del tempo ha, inoltre, raccolto suggestioni dall’oggettività fisica e metafisica e dall’espressionismo, in particolare di matrice nordica, ma è stato anche capace di attingere alle forme popolari della comunicazione visiva, con una propensione naturale verso il racconto immediato di storie a tratti assurde, ma molto vere. C’è spesso negli oggetti che compaiono sulle sue tele un chiaro significato ironico e, tra i dettagli, ecco talvolta comparire lumi tondi e tegamini, farfalle, libri, scacchiere e modellini di automobili. Sulla tela questi oggetti assumono un forte valore simbolico, a sottolineare come i confini tra realtà e finzione siano labili e non semplici da cogliere. Con il passare del tempo, anche se gli oggetti hanno continuato a costituire un elemento determinante delle sue composizioni. A questo proposito basti fare un confronto tra i lavori dell’ultimo quinquennio e alcune opere e acrilici dell’artista risalenti agli anni Ottanta, raffiguranti interni piuttosto elaborati e ricchi di ogni genere di accessori. Le tonalità sono mutate, divenendo da sgargianti a più fumose, pur rimanendo squarciare da lampi di acceso colore, quali il rosso, l’arancio, il verde limone. Ogni opera di Porchietti pare sempre sorprendere nel suo voler essere, in qualche maniera, un’allegoria, un racconto travestito da sottile beffa o burla. Protagonisti sono gli oggetti, ma anche le persone, circondate da scenari mutevoli, ma sempre legati da strette corrispondenze cromatiche. Frequentemente l’artista ricorre nell’opera di questo artista anche la figura femminile, come quel misto di alchimia, dove sogno e mistero si fondono perfettamente.
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