Tornare a Polistena nella Settimana Santa, oltre che un dovere è una necessità. Moltissime sono le tradizioni che si perpetuano nei secoli, tra le quali spiccano soprattutto alcune manifestazioni di fede che richiamano visitatori e turisti da ogni parte del globo. Come il Natale, anche la Pasqua inizia molto prima del giorno in cui cade. Generalmente, almeno a Polistena, il giovedì precedente, c’è la visita serale al sepolcro di Gesù, che viene allestito e rievocato in chiesa. Per tutta la notte, donne volenterose vegliano il corpo di Cristo. In questo giorno, inoltre, vengono legate le campane, in modo ovviamente simbolico, nel senso che restano mute fino alla domenica di Resurrezione. Tra le più belle manifestazioni di fede, occorre citare la processione dei “Misteri”, ossia delle varette riproducenti le varie fasi della Passione di Cristo. La processione dei Misteri viene effettuata la sera del Venerdì Santo. I ragazzi, con addosso il sacco bianco e nero della Confraternita e con in testa la corona di rovo da loro stessi confezionata, fanno a gara per impossessarsi dei simboli della Passione custoditi in sacrestia (il gallo, la tenaglia col martello, la scala, la frusta, la veste insanguinata, l’aquila romana) con i quali al ritmo lento e cadenzato dei tamburi, si apre la processione. I più grandicelli sorreggono Ie statue, mentre i più piccoli accompagnano la toccante cerimonia con “carici” e “tocche” (o béttole), strumenti di legno congegnati in modo da emettere un rumore stridulo e sinistro, quasi ad imitazione del lamento di chi soffra o pianga per la morte di Cristo. II venerdì Santo, poi, è suggestivo perché oltre alla processione dei Misteri, per le strade del paese si portano a spalla le statue della Vergine Addolorata e del Cristo trafitto, cantando inni e recitando il rosario. Manifestazione religiosa d’incomparabile bellezza e straordinaria intensità emotiva rimane pure l’”Affruntata”, cioè l’incontro della Madonna col Cristo Risorto, che si svolge la domenica di Pasqua. Ecco come un irriducibile tradizionalista polistenese ne descrive efficacemente le sequenze: “…dalla parte opposta la Madonna, proveniente dalla chiesa del Rosario, rimane nascosta dietro l’edificio della Biblioteca Comunale, in attesa che il figlio faccia la sua apparizione. Lo sguardo dei fedeli si protende ora a destra ora a sinistra, per osservare il quasi simultaneo apparire delle due sacre statue. Finalmente, preceduto dal clero, spunta Cristo, nella sinistra tiene il vessillo della Vittoria sulla morte, ornato dal fulgore dell’oro; è imponente nella sua divina esuberanza, con un viso soffuso di bellezza e di luce, accarezzato dalla gloria (sarà stata la stessa mano divina a guidare quella dell’artista polistenese Francesco Morani nella realizzazione dell’opera riproducente il Cristo Risorto). Avanza lentamente, mentre la Madonna che é ancora in attesa, sembra fare capolino, il suo volto pervaso di una malinconia più sottintesa che espressa è coperto da un velo nero sopra una veste rossa ricamata in oro: un mantello di seta bianchissimo legato a soggolo scende lungo le spalle. Appena scorge il figlio, prende la rincorsa seguita dagli sguardi della marea di popolo. Giunta in prossimità di Cristo, improvvisamente il velo nero cade, si genuflette, la banda cittadina intona la rituale marcia trionfale, per l’aria riecheggia il festoso frastuono dei petardi, le campane delle due vicine chiese suonano a gloria, l’emozione fa apparire su qualche volto le lacrime.
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