Negli ultimi giorni si è molto parlato dell’eliminazione dalla Champions League della Juventus di Cristiano Ronaldo. Questo risultato è stato, in particolare, valutato soprattutto in una ottica sportiva o finanziaria, in considerazione del valore tecnico ed economico del noto giocatore portoghese. Tuttavia terrei a segnalare ai lettori del Magazine una riflessione di Stefano Sciacca, scrittore ed amico del Centro, che ha considerato la questione in una prospettiva assai diversa. Traendo lo spunto dalle dure critiche che la stampa, nazionale ed internazionale, rivolge oggi all’operazione Ronaldo da parte della Juve, inizialmente salutata con enfasi persino eccessiva, Stefano Sciacca si concentra sugli aspetti socio culturali del repentino e drastico revisionismo al quale assistiamo, cogliendovi un inequivocabile segnale dell’assoluta fragilità alla quale ci condanna la mancanza di fede in un culto diverso dalla semplice adorazione del successo e della notorietà. Per Stefano Sciacca abbiamo assistito ad una conferma della morte di Dio, denunciata, tra gli altri da Nietzsche. Ma tale conferma non giunge ora che Ronaldo, nella sconfitta, ci appare uomo, bensì era già evidente nel momento in cui, al suo arrivo, era stato oggetto di una vera e propria apoteosi, salutato alla stregua di un dio.