Come direttore del Centro Pannunzio, come storico  e come nipote di tre combattenti  della Grande Guerra, di cui due volontari e caduti combattendo eroicamente  in prima linea, esprimo tutto il dissenso possibile sul voto unanime sella Commissione Difesa, volto a rendere onore ai disertori della I Guerra Mondiale, con l’affissione di una targa niente meno che all’Altare della Patria, dove riposa da cent’anni il Milite Ignoto, il rappresentante, scelto ad Aquileia, dei 600mila caduti per la Patria durante quel conflitto, che completò il Risorgimento con Trento, Trieste e le terre italianissime dell’Adriatico Orientale. Quella targa farà rigirare nella tomba Nazario Sauro, Cesare Battisti, Damiano Chiesa, Fabio Filzi e tanti eroi. Il Sottosegretario alla Difesa di Forza Italia (!) ha dato il consenso del Governo. Io mi rifiuto di credere che un uomo come Draghi possa avallare le richieste espresse alcuni anni fa, dagli esponenti peggiori della demagogia antipatriottica come Nicola Tranfaglia e altri simili personaggi, che riprendono acriticamente  le vulgate antinazionali di Emilio Lussu. Ci fu già un tentativo prima del 2018, centenario della Vittoria, di glorificare i disertori, ma la ministra della Difesa Pinotti (Pd), fece abortire l’iniziativa, dichiarandosi favorevole al perdono, ma non alla riabilitazione. Sicuramente ci furono anche esecuzioni sommarie, soprattutto durante la rotta di Caporetto, ma questo non giustifica il ribaltamento di un giudizio, che solo i sostenitori dei disertori ebbero il coraggio, si fa per dire, di esprimere già cent’anni fa nell’Aula di Montecitorio, per bocca di tale Misiano, disertore e deputato. Anche la Costituzione della Repubblica parla di dovere sacro di difendere la Patria in armi. Io non sono contrario ad un perdono di natura laica o cristiana verso quei soldati fucilati, ma sono nettamente contrario a fare di ogni erba un fascio e di riabilitarli. Se il voto della Commissione  avrà seguito, assisteremo ad un’offesa intollerabile  a tutti i Caduti, in particolare al Milite Ignoto che non può subire questo affronto.