Già dal titolo della recente pubblicazione, “Sfinge di pietra”, di Claudia Piccinno si coglie l’atteggiamento di inamovibile ma attenta osservazione di quelli che sono i dogmi e le contraddizioni fondamentali del vivere umano, colti ed espressi dall’autrice con una particolare attenzione e sensibilità che restituisce al lettore sensazioni ed emozioni intense ma al tempo stesso inondate di dolore e di rassegnazione, e calibrate attraverso il filtro dell’esperienza autobiografica in un fluire ed alternarsi di momenti luminosi e voragini buie e drammatiche dalle quali però la Piccinno non si lascia mai completamente inghiottire, riuscendo a mantenere una lucidità ed una compostezza che è proprio quella della sfinge. Sono versi in cui emerge la rassegnazione dinanzi al disgregarsi di valori ma a cui si accompagna sempre e fino in fondo un atteggiamento di fiducia e di desiderio di riscatto a cui la Piccinno si abbandona nella certezza di riconoscere anche attraverso pagine buie ed asfittiche, quel fascio di luce che è proprio della catarsi e del riscatto. Sono poesie che confermano il raggiungimento di una piena maturità di esperienza e di sentimenti che Claudia Piccinno riversa nelle sue pagine con un linguaggio apparentemente essenziale e lineare, ma rivelatore invece, ad una lettura più attenta, delle tante tortuosità della vita oggi. Sono quindi versi pieni di sofferta rassegnazione ma anche di illuminante fiducia, in cui Claudia Piccinno “ha raggiunto la pienezza della libertà e può parlare a voce piena, senza dover nascondere emozioni e sentimenti”, come sottolinea Dante Maffia, autore della prefazione del testo. E mi sento di condividere anche il pensiero di Brunello Gentile, che ha steso la sua nota critica ad apertura della raccolta, secondo cui Claudia Piccinno “sembra volersi imporre al mondo e creare uno spazio nel timore di perderlo”. Ci troviamo quindi dinanzi a rime speculari che riflettono il pensiero più profondo della poetessa, la quale osservando la realtà circostante e l’andamento dei tempi senza veli, pur riconoscendone tutta la crudezza e spesso la deludente pochezza, si ostina a credere comunque fino in fondo in un ritorno dei più autentici valori dell’esistenza, come in un ricco e articolato mosaico di riflessioni, confessioni, e pensieri che costituiscono il tessuto esistenziale dell’autrice, che viene con ancora maggior forza espresso nei versi della seconda parte della raccolta, quella intitolata “Sono vetro” e che raccoglie quaranta liriche che a mio avviso sono la sintesi dell’articolato bagaglio esistenziale della Piccinno ed in cui la poetessa trascrive, come ha giustamente sottolineato Francesca Ribacchi nella postfazione “le motilità dell’animo con parole consuete, abituali e, a volte, umili.”…”Un ‘opera completa, plurale, polivalente, che tocca ogni ambito della vita. E tutto si fa simbologia di una realtà che ci attanaglia e non ci molla” come giustamente scrive Nazario Pardini nella quarta di copertina del volume.
“Sfinge di pietra” di Claudia Piccinno
Edizioni Il Cuscino di Stelle – costo euro 11,00