«Tra Otto e Novecento, a partire da Nietzsche, Rohde e Bachofen, si verifica un cambio di rotta nella reinterpretazione del mondo ellenico, visto non più soltanto come il luogo dell’equilibrio apollineo ma come una realtà ambivalente caratterizzata dal manifestarsi di forme di pensiero irrazionali, massimamente sul terreno della pratica rituale: aspetto caratterizzato e messo in luce dagli studi comparativi di Frazer, Dodds, Burkerdt e Kerényi, veri e propri spartiacque nell’indagine scientifica sulla religiosità del Mediterraneo antico. Legati tra loro da assonanze e rimandi incrociati, i dieci saggi che compongono il presente libro illustrano differenti aspetti di quel Nachleben della civiltà classica che costituisce un parametro di riferimento costante per la letteratura, la musica e le arti visive a cavallo tra i due secoli, evidenziando come tanto l’algida lettura winckelmanniana quanto la visione edenica proposta dal Romanticismo tedesco siano spesso contraddette dall’affiorare di una fenomenologia dell’inconscio capace di farsi portavoce delle inquietudini che costellano la modernità».
Gli illuminanti ed euristici saggi – corredati da uno splendido apparato di illustrazioni – vertono sulla «Grecia visionaria» di Giorgio de Chirico; sul canto (o il silenzio) delle Sirene in Omero, Platone, Kafka, Rilke, Paul Delvaux; sul mito di Orfeo in varie interpretazioni musicali e figurative (Moreau ad esempio), nonché in scrittori come Browning, Baudelaire, Rilke, Savinio, Pavese, Bufalino. Affascinante il saggio sul “Neopitagorismo” del pittore inglese Albert Joseph Moore (York, 1841 – Londra, 1893). Non mancano pagine su Saffo (cara a molti artisti e scrittori che, nell’Inghilterra vittoriana e nell’Italia umbertina, non solo sul conto della celebre poetessa elaborano plurime «riscritture dell’antico»), su Fedra (nella fattispecie, quella di d’Annunzio), sul mito di Eco e Narciso (da Ovidio a Giulio Paolini). Klimt, Picasso e Dalì esprimono «tre differenti approcci al dionisiaco», mentre l’ultimo studio ci documenta come l’ ékphrasis («dispositivo retorico che consiste nelle sussunzione delle immagini da parte della scrittura») sia un valido sussidio all’iconografia musicale, analizzando opere narrative di Huysmans, Flaiano e Vargas Llosa.
Cristina Santarelli, già docente di Storia ed Estetica della Musica presso Conservatori e presso l’Università di Torino, è Presidente dell’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, membro del RIdIM (Répertoire International d’Iconographie Musicale), dell’International Study Group on Musical Iconography (affiliato all’International Musicological Society), dell’ICTM Study Group for the Iconography of the Performing Arts (di cui è vice-presidente dal 2014). Collabora stabilmente con l’Università Complutense di Madrid e con la Universidade Nova di Lisbona, e ha tenuto masterclass e seminari presso le Università di Oviedo, Parigi e Roma. Fa parte del comitato editoriale della rivista «Music in Art» edita dal Research Center for Music Iconography di New York.
(Loris Maria Marchetti)
Cristina Santarelli, L’equivoco del bianco. Percorsi interdisciplinari tra musica, letteratura e arti visive, Libreria Musicale Italiana, Lucca 2023, € 33.