Ho provato un sentimento profondo di vergogna e di rabbia, assistendo alla televisione al dibattito in Parlamento sul voto di fiducia al Governo Conte. La disideologicizzazione della politica, un fenomeno ormai al passo coi tempi, ha tolto il velame di rivestitura ideale che copriva i fasti, della rappresentanza parlamentare del Paese Italia. Resta l’immagine di una classe politica spoglia ed opportunista quale è comparsa al predetto dibattito: soltanto poche luci, in una realtà fatta di apprezzamenti volgari, di leader impreparati, urlanti e con una dialettica da  poveri diavoli. Altro spettacolo quello che la ti vu ha offerto della festosa e bella cerimonia del giuramento del Presidente degli Stati Uniti! Una riprova vittoriosa  della ripresa del sogno americano. E della speranza di una ripresa del suo spazio politico nel mondo che valga a riafferrare il bandolo della civiltà occidentale. Il bianco e il nero? Le contrapposizioni logiche totali  sono sempre approssimative e forvianti, se calate su troppo ampi scenari politici. A ricambiare il sorriso semplice e buono di Biden ed il fervido inno alla democrazia del suo discorso, colloquiale ed aperto, c’era l’eco delle parole del suo predecessore, assente. “ In qualche modo ritorneremo” aveva detto. In quale modo?  Ed assieme a chi ritornerebbe? Facili purtroppo le risposte, all’indomani dell’occupazione rivoltosa del Campidoglio da parte di una ingente massa di debosciati , uniti dal nome di Trump come da una incarnazione, da un simbolo, atto ad unire la tipica feccia di sostegno degli aspiranti dittatori di turno. Gli USA appartengono tuttavia ad un’altra storia, una collaudata storia federale nella quale i processi di evoluzione e di involuzione culturale , si formano nella enorme differenziazione di regimi, di realtà e di tradizioni locali diverse, trovando nella intesa democratica lo spazio ideale per raccogliersi in una accettabile unità, nel segno  del benessere economico e sociale. L’Italia, il nostro Paese, sito nel cuore storico della civiltà europea, ha tuttavia grandi orecchie per un tradizionalismo nazionalistico di tipo populistico che tende per sua natura a rinchiudersi, ad ascoltare il richiamo di incantatori autoritari. È difficile presagire il futuro. Nemmeno la tragedia del Covid, la quale uccide a casaccio, migliaia e migliaia di persone, nemmeno il tormento e gli infiniti disagi di quanti piangono i loro morti, nemmeno il divenuto inevitabile disastro economico , nemmeno l’abbandono di quanti vivevano di un lavoro che hanno perduto, ferma gli avventurieri della politica nostrana. Hanno chiesto e stanno ancora tentando di ottenere quale antidoto a tanto disastro la caduta del governo! Hanno riposto i loro personali propositi nell’annullamento dell’Amministrazione corrente, non sempre illuminata, ma presente ed amministrativamente attiva. Questa nostra Repubblica sorta dopo il fascismo, nata dopo la Resistenza e nel nome della democrazia, aveva pur avuto suoi altruismi, sue grandi idee, portate da una valida Costituzione, aveva pur avuto suoi grandi uomini. E le loro speranze.