Ho sempre nutrito il più sincero rispetto e la più viva considerazione per le battaglie civili e sociali (ma forse sarebbe più giusto definirle semplicemente umane) sostenute da Don Luigi Ciotti, anche se non sempre ne ho condiviso presupposti concettuali (più che ideologici) e prassi operative: in questa occasione, tuttavia, il mio consenso è pieno e totale, cioè a dire in ordine alla forte denuncia della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina come ragalo non necessario a entrambe le mafie, quella siciliana e quella calabrese. Non mi pare che fino ad oggi il pericolo insito nel progetto costruttivo sia stato sottolineato da voci importanti e in modo così netto ed esplicito: circa la negatività del progetto – almeno per quanto posso saperne io, incompetente in queste materie–  si  sono fatte e si fanno riserve di tipo finanziario, ambientale, ecc., secondo un costume tipicamente italo-gesuitico-levantino. No, se riserve hanno da prospettarsi, penso che le più fondate siano quelle francamente e realisticamente espresse da Don Ciotti, altro che favole.