Per i tanti ammiratori del talento di Mario Draghi, quale statista, il G20 a Roma appena conclusosi, ne e ‘stata l’apoteosi. Nello scenario pur tanto infido della politica italiana, sta a significare, definitivamente, che ove egli volesse porre la sua candidatura alla presidenza della repubblica non avrebbe rivali in grado di impensierirlo. Ma sarebbe questo ,per il nostro personaggio, il destino politico più confacente? Non è chi non veda che il suo apporto al benessere del Paese sarebbe ben più cospicuo s’egli continuasse a svolgere le sue funzioni di capo del governo (e di tanto il G20 romano è anch’esso una prova). Già, si può tuttavia obiettare, ma governerebbe fino alle prossime elezioni e come potrebbe essere poi rieletto? Fondando un suo partito, o ponendosi alla testa di una alleanza di partiti pronti a gradire un suo successo? Queste nostre ipotesi divengono avventurose. Ma ci si lasci ancor dire che resta una sola la scelta possibile: tentare, con ampie possibilità di successo, la via del Quirinale, agevolata oltre tutto dalla rinunzia del benemerito Sergio Mattarella a ripresentarsi candidato . Draghi per certo sarebbe un capo dello Stato in grado di garantire la permanenza di certi valori della politica. Ma, tornando a dire, in concreto, di ipotesi tuffate nel bel mezzo di situazioni possibili: Draghi si troverebbe come capo dello Stato di fronte a quale governo? Quali sarebbero ,per fare un solo esempio, le prospettive di esercizio attivo della propria competenza politica ed economica, di fronte ad un governo caratterizzato da una gestione del potere e da concezioni politiche profondamente discoste dallo stile e dai contenuti del governo ch’egli attualmente presiede? Resta in ogni caso il Quirinale a nostro avviso, l’unica prospettiva accettabile per Draghi. Dopo più di un anno di svolgimento della sua funzione di presidente della repubblica, vien fatto di pensare che diverrebbe forse conseguente la trasmissione agli elettori italiani di una concezione delle sue massime scelte politiche oltre la faziosità partitica, ed attenendosi ad un irrinunciabile spirito democratico, contro la pericolosa retorica del sovranismo e di un “ ordine “nazionalistico che è sempre valso sciagure, in tutta Europa. Mi fermo qui con le ipotesi, le quali rientrano in un genere avventuroso di predizione se tuffate entro le oscure acque della vita politica, ma sarebbe estremamente interessante, se fra quanti ci leggono, ci fosse qualcuno che volesse esprimere una sua opinione, un suo giudizio, un suo augurio. Che si potesse discuterne.
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