Ogni singolo frame di questo cortometraggio è un verso di una poesia, ogni singolo secondo di questa pellicola è un inno alla vita, ogni scena è una carezza sul cuore. “Eden” è la seconda opera di Baldassarre Aufiero, dopo quella dell’anno scorso “2021: Odissea nell’Arte”, un video che descriveva l’incomunicabilità temporanea tra Uomo e Arte durante il periodo di chiusura dei Musei, causata dalla pandemia. Oggi, come allora, è la danza la musa ispiratrice del regista. Nella prima opera, una giovane ballerina di danza classica sottolineava la distanza temporanea tra chi vive e chi produce Arte, in quell’esatto momento storico. In questa seconda realizzazione, invece, due giovani ballerini di danza moderna, parlano con i loro passi, con la loro interpretazione legata al teatro danza, della Genesi dell’Umanità. I due ballerini, un americano e un’italiana esprimono un’energia travolgente e con i loro corpi sembrano due statue dell’antica Grecia, paragonabili a due sculture di Fidia. Essi coinvolgono gli spettatori nella dinamica del racconto con gestualità semplici, ma dense di significato. Adamo ed Eva nascono vicino ad un albero, come se fosse Madre Natura che li partorisse. La Natura in una fitta vegetazione attraversata da un ruscello nato da delle cascate dona loro non solo i natali, ma anche il territorio dove vivere, il loro spazio dove crescere. Nella parte centrale della storia c’è un ballo tra i due protagonisti talmente bello che ti ricorda quando sei stato innamorato e quando il tuo cuore batteva forte per la persona che avevi incontrato. In effetti, Eva appoggiando la testa sul petto di Adamo, gli ascolta il cuore per comprendere la forza del suo amore, Adamo invece appoggia il viso sulle spalle di Eva, come per ascoltarne il respiro e non dimenticarlo. Entrando nei dettagli, la parte migliore assoluta di questo cortometraggio è la Musica. Scrivo Musica con la M maiuscola, perché solo così si può definire la colonna sonora di Davide Liverani. Ma chi è Davide Liverani? Un perfetto sconosciuto. Ma lo sarà per poco, perché il suono che ci propone, le sue risonanze musicali non hanno nulla da invidiare ai grandi nomi attuali da Ludovico Einaudi a Stefano Bollani passando da Giovanni Allevi. La rivisitazione della storia di Adamo ed Eva è originale, con un’interpretazione dell’autore “sui generis”. Un’altalena che simboleggia attraverso il suo dondolio l’indecisione umana, un diavolo/serpente rappresentato da braccia e mani pelose che accarezzando i capelli lunghi di Eva, manipolano i suoi pensieri tentandola ed infine la inducono a mangiare tra la frutta dell’Albero del Bene e del Male, una mela. Anche questa parte della sceneggiatura è rivoluzionaria. Un Albero del Bene del Male, che non produce solo mele, ma contemporaneamente altri tipi di frutta: arance limoni, etc. In effetti, ragionandoci, un Albero così importante nella Storia dell’Umanità, che rappresentava contemporaneamente tutto lo scibile umano (il Bene e il Male), non poteva produrre un solo frutto. Ci sono dei momenti nella pellicola, che realmente emozionano. Come durante il primo incontro tra Adamo ed Eva, dove le mani di entrambi si sfiorano, ma Eva fugge impaurita da quello che potrebbe accaderle. Ma questa seconda opera del regista milanese, solo d’adozione, perché nato a Roma e con origini sicule e campane, non è immune da punti deboli. Specialmente legati al montaggio, ad alcune scene errate per la luce e per le inquadrature. Comunque, il veliero di Baldassarre è salpato e la sua bussola lo sta conducendo nella direzione giusta, starà a lui governare il vento. Ma noi siamo sicuri che lui sa dove vuole giungere ed approderà in un porto sicuro, che sarà fonte di nuove idee, di nuovi progetti e di nuovi viaggi.
“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”
(Lucio Anneo Seneca).
Buona visione