Oggi, leggendo la solita mazzetta on line di giornali cartacei, debbo dire che il mio malessere quotidiano  ha superato i limiti della moderazione che di norma mi impongo in nome del buonsenso, non ritenendo giornali e politica così importanti da rovinarmi, fin dal mattino, la  mia vita  relativamente serena  di studioso e di piccolo agricoltore che conduco da anni, dopo aver lasciato senza nostalgia l’insegnamento. A questo proposito le notizie che continuo a leggere sull’Università mi danno l’idea di un ambiente divenuto oggi invivibile con invidie, sospetti, accuse e gogne molto peggiori di quelle del ‘68 che fu il trionfo del sesso libero oltre che delle ideologie violente. Aprendo i giornali nei titoli di prima pagina oggi 26 febbraio 2024  mi appare la parola dominante  “manganello”, evocatrice di un certo clima di cent’anni fa e della celere di Mario Scelba, autore, per altro, della famosa legge volta a reprimere l’apologia del fascismo.

A prescindere da cosa sia veramente  accaduto a Pisa e a Roma (sarà la magistratura a stabilirlo e spero in modo chiaro e rapido, accertando le reali responsabilità di ognuno), leggo e sento  un vero e proprio odio verso le forze di polizia che mi riportano nuovo al ‘68 e all’identificazione tra poliziotti e fascisti, dimenticando anche cosa scrisse  Pasolini in difesa dei bistrattati questurini e dei contestatori dei quartieri alti romani. Torna anche  il titolo “La rabbia degli studenti” vecchio di oltre mezzo secolo: gli studenti in primis dovrebbero studiare e non occuparsi di cose che non conoscono e che alcuni professori impongono loro con gli slogan antisemiti di sempre , abusando della cattedra per fini di parte.  Ma è tutto fiato sprecato perché questi professori (si fa per dire) non sanno insegnare altro se non il fanatismo, anticamera della violenza. Non sanno cosa sia la storia che loro identificano con l’ideologia dell’odio. E’ una verità terribile ma basta sentire qualche professore per rendersi conto che essi sanno solo servire le solite, logore vulgate senza mai avere un dubbio, il dubbio suscitatore della vera cultura, come diceva Bobbio.

In tutt’altra  direzione ci appare intollerabile il presidente ucraino che dice che in Italia ci  sono troppi sostenitori di Putin, dimostrando ingratitudine verso un paese che lo sostiene  e  commettendo un’ interferenza incomprensibile. Il presidente ucraino non è un bel personaggio ed è molto rozzo e arrogante. Sto dalla sua parte solo perché detesto Putin e ne vedo i pericoli. Il solito don Luigi Ciotti -eterno santo sociale torinese insieme ad Ernesto Olivero (una volta c’erano Don Bosco e il Beato Cottolengo)- in un‘altra pagina dice la sua sui migranti, tema stantio su cui ha già detto mille volte il suo pensiero, sempre uguale, come  se lui stesso fosse il Vangelo.

Gli articoli sulle elezioni sarde vogliono dar l’idea della confusione che regna nell’isola e dei litigi tra partiti. Il vero malcelato timore è che la sinistra perda le elezioni regionali.. Vedremo cosa accadrà ma gli articoli non aiutano a capire e sono scritti per giustificare a priori  un’eventuale sconfitta. Questa volta non osano cantar vittoria prima dell’apertura dei seggi.

> > Un’altra nota influencer cartacea  vuol farci credere che a decidere su vita, morte e amore debba essere la Consulta, mentre c’è innanzi tutto la nostra coscienza individuale e civica e c’è il  Parlamento sovrano a cui la Consulta non può sostituirsi. Se leggo certe affermazioni, penso al presidente Giovanni Conso che si rigira nella tomba. Si riesce anche a far dire  con un titolo cose banali a Luca Ricolfi, divenuto operaista e nostalgico delle tute blu.

C’è persino uno svergognato Pietro Morello che afferma testualmente che “Gli atti vandalici sono uno sfogo sociale“, frase indecente  che non merita neppure una confutazione. 

Infine c’è un’eccezionale intervista con Marcello Veneziani, considerato un fascista ancora oggi, affidata ad una giornalista che di norma si occupa non di filosofi, ma di cose frivole. E infatti non si tratta di un vero Veneziani, ma di una sua fotocopia.

Ho solo citato le cose più eclatanti,  attinte da diversi giornali e dalla “Stampa” che quanto a faziosità non è seconda a nessuno. Dedicare del tempo a queste bazzecole mi infastidisce sempre di più. Penso che in primavera dedicherò lo stesso tempo,  facendo una salutare passeggiata,  anche se il vicino Valentino è diventato pericoloso per le pessime frequentazioni e per  l’incuria in cui è stato abbandonato.  Le letture mattutine dei giornali non sono più la preghiera del laico, come diceva  Hegel, ma una presa in giro da parte di chi avrebbe come obbligo quello di informare e non di censurare o ignorare  il pensiero di chi non è uniformato alla vulgata o stravolgere la verità con mezzucci adatti a menti leggermente   sottosviluppate che giungono a credere  che gli atti vandalici possano essere davvero “uno sfogo sociale“.

Alla stazione di Ceva un addetto alle vendite durante le fermate dei treni urlava per attirare l’attenzione dei viaggiatori: “Panini illustrati, giornali imbottiti“ . Aveva proprio ragione nel parlare di giornali imbottiti di faziosità e di ignoranza, lontani anni luce da quello che fu il giornalismo di Albertini e Frassati.