Leggendo gli opera omnia poetici del grande William Butler Yeats, Premio Nobel 1923 per la letteratura, mi sono imbattuto nella poesia The Leaders of the Crowd (I Capipopolo), scritta tra il 1918 e il ’19. Il testo fa riferimento alla vita pubblica irlandese di quegli anni, ma mi pare che a un secolo di distanza sentimenti e giudizi espressi dall’Autore nei confronti di una classe politica eticamente povera, umanamente meschina, culturalmente lacunosa (e, in misura inversamente proporzionale, arrogante e presuntuosa) possano valere purtroppo ancora oggi non solo per quanto concerne l’Italia ma, ahinoi, presso che l’intero Occidente, masochista e sbandato:  

The Leaders of the Crowd

They must to keep their certainty accuse

All that are different of a base intent;

Pull down established honour; hawk for news

Whatever their loose fantasy invent

And murmur it with bated breath, as thought

The abounding gutter had been Helicon

Or calumny a song. How can they know

Truth flourishes where the student’s lamp has shone,

And there alone, that have no solitude?

So the crowd come they care not what may come.

They have loud music, hope every day renewed

And heartier loves; that lamp is from the tomb.

I Capipopolo

Per mantenere la loro certezza devono accusare

di basse intenzioni tutto ciò che è diverso;

demolire gli onori stabiliti; spacciare per notizia

qualunque cosa inventi la loro disinvolta fantasia

e divulgarla con il cuore in gola,

come se lo scolo traboccante fosse Elicona,

o la calunnia un canto. Come possono sapere

che verità fiorisce dov’era accesa la lampada

dello studioso, e là soltanto, non conoscendo solitudine?

Purché la folla accorra non si curano di ciò che può accadere.

Hanno musica forte, speranza nuova ogni giorno

e amori più ardenti; quella lampada viene dalla tomba.

(traduzione di Ariodante Marianni)

Circa l’ultimo verso, «la tomba simboleggia le ricche conoscenze accumulate nel passato, apparentemente perdute, ma recuperabili dagli studiosi tenaci» (Anthony L. Johnson).