Sono ormai passate alcune settimane da che ho iniziato a prestare la mia opera di biologo vaccinatore presso gli hub della mia città e ho già collezionato un discreto numero di aneddoti interessanti, siparietti divertenti e kafkiani compresi, che meriterebbero di animare le pagine di un papello buffo sì, ma che lascerebbe l’amaro in bocca per alcuni momenti di grande maleducazione e per le assurdità che sto sentendo riguardo ai vaccini. Ça va sans dire che le lauree su Facebook si sprecano e che la stupidità della lettura senza spirito critico e senza ricerca delle fonti imperi, ma questo è, e per ora non prevedo miglioramenti. Un episodio in particolare ha urtato i miei non più pazienti nervi e sono qui a raccontarlo, perché esemplificativo della questione green pass. Ero affaccendata tra siringhe, aghi, vial contenenti vaccini, guanti e disinfettanti d’ordinanza, quando entra una signora piuttosto avanti con gli anni e di sicuro non affetta da indigenza, che con sgarberia e arroganza getta la costosa borsa su una sedia del box vaccinale ed esordisce dicendo: <<allora mi inietti questo cavolo di vaccino, così la facciamo finita>>. Cerco di mantenere la calma che un ufficiale sanitario deve sempre conservare e le chiedo il perché di tanta rabbia, oltre che maleducazione e la signora abbronzata e ben vestita mi dice che è venuta a vaccinarsi solo perché deve andare in vacanza e senza green pass non può farlo, che lei è contraria ai vaccini e con un: <<senta si sbrighi che devo andare>>, seguito da un gesto esortativo inequivocabile, si siede e mi porge il braccio. A quel punto ho messo da parte fair play, pazienza e tutti gli annessi e connessi e ho detto alla madama arrogante che in primo luogo non si manca di rispetto a chi lavora e dedica il proprio tempo ad una attività di salvaguardia della salute pubblica, che quei termini e quel tono poteva usarli con le sue amiche nei tornei di Burraco e che se fosse stata una vera no vax convinta, avrebbe dovuto in primis informarsi per poter prendere delle decisioni e in secundiis essere coerente, cioè non andare in vacanza per non dover richiedere il green pass. A queste mie eccezioni la signora ha girato la testa, bofonchiato qualcosa sicuramente di offensivo, affermato che i vaccini rendono sterili gli adolescenti e banalità simili e dopo aver ricevuto “gratuitamente” Moderna, è uscita sbattendo la porta e senza salutare. Ho riportato l’episodio perché contiene nei suoi squallidi accadimenti tutti i capisaldi della cultura negazionista, complottista, antiscientifica e social mediatica deviata di questi tempi. Qui la questione è seria perché ormai sono proprio i social a dettare legge, alimentati e strumentalizzati da chi vuole far circolare informazioni errate e senza fondamento scientifico, che però infiammano le folle e creano caos (vedi i cortei che ormai in tutte le città italiane e non solo, stanno riempiendo le piazze). Certo che la questione non è semplice, due anni addietro abbiamo fatto la conoscenza nostro malgrado di un nuovo agente infettivo, che per i complottisti è nato in un laboratorio di Wuhan e che invece a mio parere ha fatto il salto di specie tipico delle zoonosi, il cosiddetto spilloff, e ha imparato ad attaccare l’uomo e non abbiamo saputo come agire, perché impreparati. In realtà gli scienziati e i virologi stavano tenendo d’occhio i virus Covid sin dalla Sars e dalla Mers dei primi anni 2000, perché si sapeva che cercavano di agganciare le nostre cellule ed è impossibile che la comunità scientifica si sia meravigliata della faccenda ma questa è un’altra storia. Il nostro organismo non era preparato e seppur poco letale, il virus con gli occhi a mandorla ha infettato miliardi di persone e oltre che lavare le mani, indossare le mascherine e chiuderci in casa non sapevamo che fare, come in tutto il mondo, anche nei Paesi che si sentono e a volte lo sono, più avanti ed efficienti di noi. Abbiamo conosciuto un virus democratico e super partes direi, che se ne infischia dei soldi e della cultura o della civiltà, lui perpetra la propria logica ribonucleica e basta. E proprio da qui nasce la prima teoria complottista più accreditata: il virus è stato creato in laboratorio per sterminare i popoli e affermare la supremazia della Cina: ma se gli occidentali e comunque tutti quelli che importano e fanno produrre merci cinesi muoiono a mazzi e pacchi come mosche, chi comprerà quei manufatti? Ragioniamoci un attimo, è possibile che i Cinesi si danneggino da soli? In natura i virus sono parassiti cellulari e la loro logica è di infettare le fabbriche viventi di acidi nucleici per replicare sé stessi, usando le cellule come fotocopiatrici delle proprie informazioni genetiche. Un buon parassita impara a convivere con l’ospite per non danneggiare sé stesso e il Covid farà questo prima o poi. A tutto ciò i fantasiosi agganciano il complotto internazionale concepito dall’Ordine Finanziario Mondiale e Bill Gates, che così produce miliardi di dosi vaccinali e diventa ancora più ricco; ma che se ne farà di tutti questi soldi, che non ha manco figli e che prima o poi morirà pure lui e andrà nudo al Creatore come è arrivato? Mah…

Lasciando da parte le fantasiose ipotesi la situazione è questa: il virus c’è, di sicuro sono stati fatti errori nella gestione, di sicuro si poteva fare meglio ma con i se e con i ma non si costruisce nulla, si fa solo dietrologia che ora non serve a niente. Il vero problema è che a causa di queste premesse si è sviluppato un atteggiamento ostile nei confronti del vaccino anti-Covid che non ha eguali in epoca di grandi risorse scientifiche come quella in cui viviamo e che rappresenta la vera anti scienza e la vera ottusità culturale. Stando giornate intere negli hub vaccinali ho sentito di tutto: che “chissà che ci avete messo dentro”, che “iniettiamo acqua distillata”, che l’mRNA contenuto in alcuni dei vaccini inoculati si attiva con i campi magnetici del 5G, lo ha detto anche il premio Nobel Montagner in televisione”, che “il vaccino si fa con i feti morti degli aborti (così accontentiamo pure i cristiani oltranzisti anti abortisti), che “provoca l’autismo, la sterilità negli adolescenti e le malattie mentali” (invece prendersi il Covid in forma grave no, fa bene…), che” lo hanno prodotto troppo in fretta, anzi no, lo avevano già pronto così ce lo hanno venduto apposta”, che “ci stanno inoculando le dosi invendute del vaccino Sars-Covid del 2002, conservate in mega frigoriferi in USA”, che “tutti i vaccini sono pericolosi”. Mi fermo qui perché potrei annoiarvi per altri minuti con queste scempiaggini. Mi permetto ora di smontare alcune delle tesi che alimentano il movimento No-Vax e poi per estensione, quello No-green pass. Nei vaccini tipo Astra Zeneca o Johnson&Johnson si usa un virus del raffreddore, un adenovirus di scimpanzé incapace di replicarsi e quindi di dare malattia, modificato per veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. La tecnologia del vettore virale utilizzata per questi vaccini è già stata testata negli ultimi decenni con successo ed è utilizzata per prevenire altre malattie. I vaccini come Pfizer e Moderna sfruttano una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente su SARS-CoV-2, la proteina Spike, che è quella che aggancia le cellule sui recettori ACE per infettarle. I vaccini a mRNA NON contengono il virus e i metalli pesanti e NON possono perciò provocare la malattia: nel dettaglio contengono particelle di grasso che includono l’mRNA, colesterolo, sali, saccarosio e acqua. Riguardo alla sperimentazione molti leoni da tastiera e laureati Facebook sostengono che i tempi di preparazione dei vaccini siano stati troppo veloci. In condizioni non emergenziali la costruzione di un vaccino prevede un lungo periodo di ricerca che ne dimostri la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di una buona risposta immunitaria e quindi proteggere contro la malattia. Le prime fasi si svolgono in laboratorio (in vitro) e servono a identificare quale componente del microrganismo sarà in grado di stimolare al meglio il sistema immunitario, questo avviene o attraverso colture cellulari, o attraverso la somministrazione del prototipo di vaccino in animali di laboratorio. Nel caso del Covid, con l’avvento delle nuove tecniche di ingegneria genetica, questa parte della sperimentazione si svolge sempre più attraverso i computer perché attraverso l’utilizzo di modelli informatici, è possibile prevedere con velocità ed esattezza quali componenti del microrganismo interagiranno con il nostro sistema immunitario. Dopo questa fase preliminare viene costruito un vaccino simile a quello che potrebbe funzionare sull’uomo garantendo sicurezza, tollerabilità ed efficacia protettiva.

I test sull’uomo vengono suddivisi da protocollo in tre fasi che coinvolgono un numero via via crescente di volontari: da alcune decine a molte migliaia; ogni fase viene approvata e controllata dalle agenzie internazionali e nazionali del farmaco e dai comitati etici locali.

Alla fase 1 partecipano piccoli gruppi di alcune decine di volontari per confermare la sicurezza del preparato dimostrata nelle fasi preliminari della ricerca, valutarne la tollerabilità, cioè frequenza e gravità degli eventuali effetti collaterali del vaccino.

Alla fase 2 partecipano centinaia di volontari e lo scopo è confermare la sicurezza e la tollerabilità del vaccino e dimostrarne l’immunogenicità, cioè la sua capacità d’indurre una valida risposta immunitaria nell’uomo.

Alla fase 3 partecipano migliaia di volontari in varie parti del mondo, l’obiettivo ora è di confermare definitivamente la sicurezza, la tollerabilità e l’immunogenicità del vaccino su una popolazione molto ampia di soggetti.

Solo alla fine delle tre fasi che hanno avuto esito positivo, il vaccino ottiene l’autorizzazione all’utilizzo da parte delle agenzie di controllo. La pandemia da Covid ha permesso di sperimentare in tempi molto rapidi i vaccini per due motivi fondamentali: mai in epoca moderna ci siamo trovati di fronte ad una malattia diffusa in tutto il mondo e mai i Governi avevano messo sul piatto una tale quantità di danaro, che ha permesso di intensificare gli studi e di investire in tecnologia, coinvolgendo centinaia di ricercatori in tutti i laboratori privati e pubblici del Pianeta. Tutti gli studi a riguardo e i dati sono consultabili ma c’è un problema di fondo, per poterlo fare occorre essere dei tecnici, conoscere la Biologia, la Virologia e l’Immunologia, cosa che il 99,9% dei laureati su Facebook non è, per cui amici No vax, prima di parlare studiate vent’anni come ho fatto io e chi lavora in questo campo e poi ci confrontiamo alla pari, non attraverso uno schermo di smartphone.

Uno dei cavalli di battaglia di costoro è la pericolosità diffusa dei vaccini, unica eccezione che ha un fondo di verità, perché qualunque sostanza estranea al corpo può generare risposte inusitate e di varia gravità, che comunque per il vaccino anti Covid, dopo oltre un anno e mezzo da quel 22 dicembre 2020 in cui AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha autorizzato il Cominarty (nome scientifico di Pfizer), sono state 16 ogni 100.000 dosi iniettate. Nel dettaglio al 26 luglio 2021 sono state inserite 128 segnalazioni ogni 100.000 dosi somministrate; la maggior parte degli eventi avversi segnalati sono classificati come non gravi (87,1%), cioè che si risolvono completamente e solo in minor misura come gravi (12,8%), con esito in risoluzione completa o miglioramento nella maggior parte dei casi. I dati non li ho inventati ma riportati nel Rapporto n° 7 di AIFA del 4 agosto 2021 sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19.

È difficile comprendere che c’è un abisso tra il beneficio altissimo e il rischio bassissimo?  

Altra questione è la paura di prendere farmaci o degli aghi ma io che sono fobica rispetto alle medicine, evito persino l’aspirina, ho messo da parte la fobia, ho chiuso gli occhi, passato 10 minuti di ansia e mi sono vaccinata, fatelo anche voi. Devo dire che in questo anno e mezzo dall’uscita dei primi vaccini mi sono spesso meravigliata di sentire medici che non vogliono vaccinarsi perché vogliono aspettare e vedere che succede ai vaccinati, chissà quali conseguenze ci saranno. I colleghi hanno forse dimenticato che dall’inizio del ‘700, da quando quel visionario di Jenner iniziò a vaccinare i cristiani contro il Vaiolo che uccideva migliaia di persone e che ha aperto la strada all’Immunologia moderna, i vaccini hanno permesso di debellare malattie come Poliomielite, Pertosse, Tetano, Meningite e potrei indicarvene a decine in un lungo elenco.

Quelli che non vogliono fare il vaccino anti Covid se sono andati in Africa o in altre parti del mondo hanno fatto l’anti febbre gialla o la profilassi antimalarica, molto più pesanti per i sintomi di quello che facciamo ora contro il Coronavirus, di che parliamo?

In realtà il vero danno lo hanno fatto e continuano a farlo i Social, su cui ad ondate si leggono titoli come: <<il medico che ha scoperto la terapia col plasma si è ucciso per colpa di Big Farma>>, <<si potrebbe curare il covid con i farmaci poco costosi, invece dobbiamo comprare i vaccini per arricchire Bill Gates>>, <<acqua limone e zenzero abbassano il PH e inibiscono l’efficacia della proteina spike virale>>, questo lo dico io ma era provocatorio. La comunità scientifica, quella seria che passa giorni e notti nei laboratori, va lasciata lavorare senza sensazionalismi e senza strumentalizzazioni, e dovremmo imparare a fidarci, perché in molti casi le loro scoperte ci hanno salvato la vita e continuano a farlo. Ma piace di più dare retta agli stolti (cito Umberto Eco che fa sempre figura). Dal novembre 2019 assistiamo a infiniti talk show in cui scienziati afflitti da protagonismo, mischiati a opinionisti della domenica e a politici onnipresenti, nonché a soubrettine tettute hanno detto di tutto e il suo contrario, aumentando paure e confusione e facendo scomparire l’intermediazione che permetterebbe di vedere riconosciuto agli esperti il loro ruolo, conquistato con decenni di studi e ricerca e si entra nel mood facebookchiano, che sostiene che uno vale uno e che per poter confutare affermazioni supportate da dati basti, raccogliere e raffazzonare informazioni sui Social.

Non tutto quello che vi leggiamo è basato sui fatti, sulle prove o sui dati scientifici. Molte sono notizie partorite dalla paura, dall’ignoranza, dalla fragilità emotiva, dall’antipatia verso chi ha fatto dello studio la propria vita, dalla strumentalizzazione. Non sono costoro ad essere utilizzati in modo inconsapevole?

Davvero il “burattinaio invisibile” ci vuole tutti morti tra cinque-dieci anni, perché ci siamo vaccinati contro il Covid?

Il nuovo Medioevo è alle porte! Mi pare di rivivere la paura dell’anno Mille, in cui avrebbe dovuto tornare Samael e finire il Mondo, negli scritti di Jacopone da Todi.

Scusate il lungo preambolo, fatto per arrivare al nocciolo della questione che porta in una sola direzione: non voglio vaccinarmi e il green pass è incostituzionale, non possono obbligarmi a fare nulla che non voglia, mi appello alla Carta dei Diritti Umani e al quinto emendamento…

Sono fermamente convinta che non si dovrebbe mai arrivare ad obbligare i cittadini ad una terapia medica, ma semplicemente perché dovrebbero comprendere da soli quali siano i benefici della stessa. Sul fatto poi che lo Stato non possa obbligare mi piacerebbe sentire il parere di un tecnico, che ne sa di certo più di me ma mi sembra di aver letto che l’articolo 32 della Costituzione Repubblicana reciti questo: <<Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge>>.

Ecco il problema: il vuoto normativo che non ha per ora previsto una legge sul green pass, perché sempre la Costituzione sancisce che la tutela della salute è <<fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività>>.

La Corte Costituzionale con sentenza 307/1990 ha messo il carico da ’90 sancendo che: “la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 della Costituzione se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di quella autodeterminazione dell’uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale”.
Veniamo dunque al core della faccenda: è illiberale chi si vaccina e vuole che lo facciano gli altri, gridando <<viva il green pass>> oppure coloro che si sentono privati dell’autodeterminazione?

Lo slogan scandito dagli illiberali a favore della libertà è ideologico, non si è evoluto nel tempo, è rimasto immobile da molte altre battaglie in cui è stato gridato, da decenni a questa parte. È illiberalismo ideologico, pare religioso. Per coloro che animano i cortei, il green pass creerebbe cittadini di serie A e di serie B; se proprio vogliamo dirla tutta, il green pass va nella direzione opposta, cioè non vuole rendere obbligatori i vaccini, in coerenza con la libera scelta di ognuno riguardo la propria salute.

Il Covid, la vaccinazione e la conseguente necessità di dimostrare di averla fatta hanno solo scoperchiato il vaso di Pandora della radicata cultura illiberale, che giace sotto le ceneri in Italia. Si tratta della cultura abbracciata da chi vuole minare le basi su cui si fonda la libertà. Il dibattito di questi giorni sul green pass può farci riconoscere la falsa libertà degli illiberali, dalla libertà dei liberali (mi scuso per il calembour).

Valuto il green pass alla stregua di un presidio sanitario, uno strumento per tutelare le nostre libertà minacciate e ridotte dal Coronavirus.

Rifiutarlo incollando sulle magliette stelle di David mischiate a simboli che fanno accapponare la pelle, dimostrando misconoscenza della Storia e dell’impatto di alcuni eventi su di essa e una strana idea di cosa sia la libertà.

Si tratta di un’opportunità che lo Stato garantisce gratuitamente e che a miliardi di persone nel mondo viene negata; è uno strumento utile come le terapie e il distanziamento sociale per garantire le libertà di tutti. Ricordo che la mia libertà finisce dove inizia quella di un altro e che poiché le società umane sono fragili sistemi complessi, le cui variabili sono infinite ed altrettanto le conseguenze, se voglio poter agire per me stesso e solo per me, devo andare a vivere in un eremo. Se voglio vivere con i miei simili, mi attengo a regole di rispetto reciproco in cui la mia libertà interagisce con quella altrui.

La libertà infatti non è un diritto assoluto ma è mediato dalla legge che lo Stato stabilisce per garantire la convivenza tra i cittadini, nel rispetto di questo complesso sistema. Essa inoltre non è singolare perché esprime le differenti libertà di cittadini diversi. Chi la usa la parola libertà strumentalmente per sé stesso si riferisce unicamente alla propria, disconoscendo quella altrui.

Ecco come si diventa illiberali, nel momento in cui non si riconoscono le libertà plurali ma solo una libertà singolare, non si riconoscono le libertà altrui.

Se la libertà è singola, è totalitaria.

Insomma popolo dei no vax e dei no green pass, lo capite che se non vi vaccinate mettete a rischio voi stessi e le persone fragili che frequentate, nonché quelle a cui illiberalmente fate subire la vostra libertà di non vaccinarvi?

È così difficile comprendere che in questo modo non raggiungiamo l’immunità di gregge e non riusciamo a far ripartire un paese stremato economicamente ed emotivamente? 

Se solo alcuni di voi vedessero quante persone fanno uso di psicofarmaci, ne incontro decine al giorno, a causa dei danni dei lockdown o della perdita di lavoro che hanno subito, forse diventereste meno illiberali e vi convincereste che la salute non è ideologia, ma un diritto di ogni cittadino.