“DOMENICA 17 OTTOBRE ALLE ORE 17 si terrà, organizzato dal Centro “Pannunzio” nell’Aula del primo Parlamento italiano, a Palazzo Carignano in piazza Carlo Alberto 8, un concerto dal titolo “SULLE TRACCE DEL MILITE IGNOTO (1921- 2021)”. Il concerto innesta l’epopea del soldato ignoto nello scenario storico e musicale della Grande Guerra, dalle canzoni dell’epoca 1915-1918 ai brani che hanno accompagnato il conflitto, dalla cronaca all’aneddottica. Verrano eseguite “La leggenda del Piave” di E. A. Mario, “Piave March” di F. Lehar, “Berceuse eroique” di Debussy, “Il Commiato”, “Le scarpe al sole”, “Le campane di San Giusto” di G. Drovetti, “Sunt lacrimae rerum” di P. Mascagni, “Inno a Roma” di G. Puccini, “Colonel Bogey March” di J. Alford, “Il Soldato Ignoto” di E .A. Mario. Eseguirà i brani, come il 20 settembre 2020, l’Orchestra ARSNOVA WIND, diretta dal maestro Fulvio CREUX. Condurrà l’incontro Michele D’ANDREA, studioso di storia e musica del Risorgimento. Lo storico Pier Franco QUAGLIENI ricorderà la traslazione su un treno speciale da Aquileia a Roma della salma del Milite ignoto tra ali di folla che si inginocchiava al suo lento passaggio. Il 4 novembre 1921 la salma venne scortata da Medaglie d’Oro al Valor Militare e solennemente deposta all’Altare della Patria alla presenza del Re e delle massime cariche civili e militari. Una pagina di storia straordinaria di autentico patriottismo, mentre era in corso cent’anni fa in Italia quasi una vera e propria guerra civile che sarebbe sfociata un anno dopo nella Marcia su Roma e nell’avvento di Mussolini al potere.
A tutti i soci presenti la Fondazione “Vittorio Bersezio” offrirà una copia del DVD “Il Canto degli Italiani”, un lungometraggio che ripercorre la nascita a Torino nel nostro inno nazionale .
Prenotazione obbligatoria al 3488134847. È necessario il green pass o il certificato di effettuazione del tampone molecolare con validità 48 ore e l’uso della mascherina”.
Il Centro Pannunzio, che si onora di essere sempre presente (e non poche volte di organizzare, anche quando le autorità, talvolta in tutt’altre faccende affaccendate, se ne dimenticano) alle solennità patriottiche, non poteva far passare sotto silenzio il centenario della traslazione a Roma della salma del Milite Ignoto.
Il Milite Ignoto è sepolto nell’Urbe, nel complesso del Vittoriano, sotto la statua della Dea Roma. Davanti a lui ardono, in due bracieri, altrettante fiamme perenni, che richiamano al Focus Patrius, uno dei simboli più sacri e venerati della Roma Prisca.
Già nel 1920 ambienti combattentistici, tra cui la Società dei Reduci Garibaldini, presieduta da Ricciotti Garibaldi, figlio secondogenito dell’Eroe dei Due Mondi, sostennero con entusiasmo la proposta del colonnello Giulio Douhet, discendente da una famiglia savoiarda che nel 1860 non volle diventare francese, della sepoltura al Pantheon di un soldato non riconosciuto caduto durante la Grande Guerra.
La proposta venne accolta da diversi ambienti politici e, discussa alla Camera venne approvata nell’agosto del 1921, preferendo però, come luogo di sepoltura, l’Altare della Patria, il Vittoriano.
Una commissione all’uopo composta individuò undici salme di soldati sconosciuti caduti in diverse località del fronte. Le salme, tutte in bare rigorosamente uguali, vennero portate nella basilica di Aquileia. Qui,il 28 ottobre 1921, Maria Maddalena Blasizza Bergamas, madre di un irredento triestino caduto in combattimento e il cui cadavere non venne mai identificato, ebbe il compito di scegliere una bara. Fu una scena assai commovente, mamma Bergamas svenne di fronte alla decima bara che per questo fu scelta per rappresentare il Milite Ignoto.
Il treno partì da Aquileia la mattina del 29 ottobre, giungendo a Roma Termini la mattina del 2 novembre. Alle stazioni in cui il treno si fermava erano vietati discorsi pubblici e l’unica musica che poteva essere suonata era l’ Inno del Piave.
A Roma la bara venne portata nella basilica di Santa Maria degli Angeli e la mattina del 4 novembre fu accompagnata al Vittoriano. Fu una cerimonia molto sentita che toccò l’Italia tutta, anche coloro che non vi poterono partecipare.
A mio avviso dobbiamo anche oggi sentire come sacri e legarci a certi simboli, cosa che potrebbe invertire la marcia di una triste e ingloriosa decadenza. Ben pasciuti – prima della pandemia, fortunatamente – si è finito col non credere più a nulla. E chi non crede più a nulla finisce, prima o poi, col credere a tutto.
ACHILLE RAGAZZONI