Dopo il liceo torinese che usa gli asterischi per garantire burocraticamente il genere “fluido“ tra uomo e donna degli alliev*, esaltati acriticamente come una grande conquista civile in applicazione dell’articolo 3 della Costituzione, adesso in un liceo di Milano si presentano a scuola dei ragazzi, indossando la gonna per solidarizzare con le donne contro la violenza di cui sono vittime. A parte che i problemi difficilissimi in cui si dibatte la scuola imporrebbero più serietà e più applicazione nella gestione della scuola, resa ancora più difficile della pandemia, c’è da domandarsi se questi travestimenti non siano più adatti al Carnevale che ad un liceo. La lotta alla violenza alle donne si esercita in modo serio ogni giorno con iniziative idonee perché è purtroppo una realtà drammatica che non lascia spazio alle farse e alle goliardate. Un professore del liceo milanese ha protestato, denunciando il gesto come incompatibile con un modo normale di stare a scuola. Io ricordo che anni fa rifiutai di fare l’esame ad un allievo che si presentò davanti a me in calzoncini corti, come fosse in spiaggia. E lo studente si ripresentò vestito in modo decente senza fiatare, avendo capito la lezione. Io in pieno luglio facevo esami in giacca e cravatta. Oggi il professore che esige comportamenti adeguati a scuola e lui stesso si presenta in giacca e cravatta, viene messo sotto accusa dalla preside che vorrebbe sospenderlo dall’insegnamento tra il consenso degli altri docenti, subito uniformati al volere del capo d’istituto ,come si usava nel ventennio. Io non so chi sia questo professore, non conosco il suo curriculum professionale, ma per il solo fatto di aver difeso la dignità della scuola, merita rispetto e solidarietà. Nel momento peggiore si stanno danno prove evidenti di devastazione della serietà della scuola , aperta a tutto ma troppo poco ai veri problemi dell’apprendimento, da due anni gravemente trascurati. Tra il resto si tratta di una protesta anche cretina perché il 100 per 100 delle ragazze indossa i pantaloni e quindi solidarizzare indossando delle gonne è privo di senso. Se il professore ha scritto qualche frase di troppo sui social, va criticato (e non sospeso!), ma va anche compreso perché vivere e lavorare in quel liceo diventa davvero difficile per chi non si uniforma alle vulgate demagogiche imperanti che sono le eredi di un ‘68 che in questo Paese non muore mai.
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