Considerato fra i maggiori scrittori del Novecento, Marcel Proust procura sempre uno strano capogiro ogni volta che ci avviciniamo al suo universo letterario, sia che si approccino le sue opere, sia che si tratti di testi a lui dedicati.  Noto soprattutto per le sue riflessioni sulla memoria e sul tempo, in realtà egli affronta tematiche eterogenee: dal ruolo consolatorio della figura materna all’ipocrisia della mondanità parigina, dalla malattia reale o immaginaria all’amore come esperienza dolorosa e ingannatrice. Nelle sue pagine si trovano descrizioni di avvenimenti storici d’importante valore testimoniale, come il caso Dreyfus, ma anche racconti privati della vita notturna nelle strade di Parigi durante il coprifuoco della Prima Guerra Mondiale o considerazioni sul tema dell’omosessualità, considerata una pratica per “invertiti”. D’altra parte lo stesso autore, racconta Céleste Albaret nel suo saggio biografico “Monsieur Proust” pare abbia confessato: “Vede, Céleste, io voglio che, nella letteratura, la mia opera rappresenti una cattedrale. Ecco perché non è mai conclusa.” Senza ombra di dubbio la Recherche è una costruzione narrativa monumentale che documenta la visione del mondo, la concezione più intima e complessa dell’autore, nella quale si entra in punta di piedi, ognuno a proprio modo ha sottolineato Lorenza Foschini nella Prefazione al nuovo saggio di Gennaro Oliviero Il mio Proust. Scritti proustiani 1998-2021 – Il ramo e la foglia Edizioni.  Si può farlo con l’esperienza scaltra del critico letterario, con l’incoscienza del lettore che vuole abbandonarsi al moto ondulatorio della scrittura e del pensiero, oppure con la passione consapevole di un amante. Il volume è una raccolta di articoli critici pubblicati nella rivista bilingue Quaderni proustiani, che ci spalanca invisibili porte di questo edificio grandioso fatto di frasi, idee, suggestioni. Uno spazio creativo ricco, simbolico, misterioso nella sua semplicità, dai confini sottili propri della coscienza, imponente e vasto come le volte gotiche a crociera formate da costoloni a sesto acuto, pilastri affusolati, contrafforti sporgenti e archi rampanti, rappresentazione della complessità umana, in cui gli interventi illuminano l’interpretazione dell’ispirazione di Proust come fasci di luce colorata.  “Marcel Proust ebbe una vera passione per le cattedrali; – si racconta in uno dei capitoli più suggestivi – ricercarne la ragione è, come per tutte le questioni riguardanti l’autore della Recherche, molto “complicato”. Aveva persino pensato di intitolare i capitoli della sua opera portico, vetrate dell’abside, per anticipare qualsiasi critica sulla solidità della sua narrazione o, forse, voleva rievocare con le parole quel fantastico tripudio di ombre e altezze, di misteri e di riflessi che abitano la nostra anima, “un mondo totale” lo definirà la critica Jacqueline Risset. Il tema delle cattedrali è un filo costante che unisce i vari interventi, lega le architetture alle forme letterarie, alle composizioni artistiche, agli schemi di pensiero e ai piani dell’immaginazione. Incontriamo il Proust poeta e le sue donne, i giudizi sulla guerra, e ci sono le grandi questioni della Recherche: la ricerca del sé, il tempo perduto e il tempo sprecato, la memoria, capace di rievocare i ricordi attraverso l’uso dei sensi, pensiamo al concetto di “Madeleine”, simbolo del dettaglio capace di risvegliare le tracce del passato.  Gennaro Oliviero ci conduce per mano a fare la conoscenza dell’uomo e dello scrittore come se ci presentasse un amico affezionato. Attraverso i suoi occhi, il letterato futile e frivolo mostra la sua immagine più veritiera, per niente mondana, spirituale e non religiosa, tenacemente devota alla vita e alla scrittura.  Si prova quasi invidia per questa confidenza con la complessa ispirazione proustiana, come per chi si sente escluso da un’amicizia imperitura.  Il lettore, però, non molla, vuole scoprire il segreto della Recherche e del romanziere.  Qua e là qualche indizio. Quale sarà la causa di quella vertigine in cui cadono spesso i lettori accaniti di Proust? Ci sfiora una risposta, quella suggerita da Stefano Agosti: “La Recherche: un’opera incessantemente futura.”

Gennaro Oliviero è nato a Napoli nel 1940, dove attualmente risiede. È direttore della rivista annuale Quaderni Proustiani (l’unica bilingue – italiano/francese – tra quelle esistenti in Europa). Ha fondato l’ “Associazione Amici di Marcel Proust” nel 1998, di cui è Presidente. Attualmente – dopo una lunga attività  di docenza universitaria svolta fino al 2007, durante la quale ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali in organismi pubblici e privati – si occupa della promozione di iniziative culturali riguardanti la letteratura, l’arte, lo spettacolo. Ha curato – nel 2013 – insieme a Philippe Chardin, il numero monografico su Proust della rivista francese Europe, celebrativo del centenario della pubblicazione di Du côté de chez Swann. Tra le numerose pubblicazioni Il travet perduto, Come Quando Dove,  La Babilonia imprigionata e i saggi sull’opera di Proust: Proust e le cattedrali. Les Cathédrales de la Mémoire, Apparizioni pittoriche nella Recherche, Frammenti proustiani: vita e opere, Da Illiers a Caboug, Il Tempo ritrovato pubblicati nella rivista annuale “QUADERNI PROUSTIANI” e nel sito www.larecherche.it).