Il saggio edito dal Centro Studi Piemontesi di Patrizia Deabate ha il grande pregio di aver messo in luce un periodo storico quasi dimenticato in cui l’Italia e, in particolare Torino, vivevano stretti rapporti culturali con gli Stati Uniti. Erano gli anni del cinema muto, l’Età del jazz, quando Torino era la capitale mondiale del cinema a cui gli Stati Uniti guardavano mentre Hollywood era ancora un sogno lontano. La ricerca della scrittrice piemontese, che denota una grande passione per la storia del primo Novecento, prende spunto da una pellicola del 2008, Il curioso caso di Benjamin Button tratta da una novella di Francis Scott Fitzgerald, pubblicata negli Stati Uniti nel 1922. In Italia, nel 1911, un poeta torinese, Giulio Gianelli, crepuscolare come Guido Gozzano, vissuto a Roma e morto nel fiore degli anni, pubblica un racconto dal titolo La storia di Pipino, nato vecchio e morto bambino che, sicuramente, ispirò S. Fitzgerald. Patrizia Deabate, studiando attentamente tutta la produzione dello scrittore americano, scopre un ulteriore elemento misterioso: la presenza costante di un altro autore torinese, vissuto a Roma come Gianelli, Nino Oxilia, volontario della Grande Guerra, caduto eroicamente nel 1917 difendendo il fronte italiano sul Monte Grappa. Oxilia, poeta, autore teatrale e regista cinematografico di quel periodo d’oro del cinema torinese che dirigeva dive italiane come Maria Jacobini, Lyda Borelli, Francesca Bertini, popolarissime in America. Il libro di Patrizia Deabate mette giustamente in luce la figura di Nino Oxilia, sconosciuto ai più, che sconta sicuramente la fama avuta nel periodo fascista, quando la sua figura venne strumentalizzata. Non è giovato senz’altro a mantenere il ricordo di Oxilia l’aver scritto, nel 1909, il goliardico Inno dei laureandi che, molti anni dopo, sarebbe diventato l’inno fascista Giovinezza. Ciò che deve essere sottolineato è il merito dell’autrice di aver indagato, con rigore storico, gli anni d’oro di Torino , capitale mondiale del Cinema, il successo americano di pellicole torinesi dirette da Oxilia, tra cui va ricordata Giovanna d’Arco, primo colossal sulla Pulzella. Il suo successo fu determinante anche per la moda femminile di quegli anni. Le donne americane adottarono infatti la pettinatura alla garconne dell’eroina francese. In Patrizia Deabate è evidente il rigore della ricerca unito alla capacità di calarsi in quegli anni con lo sguardo dell’epoca. Grazie a questo libro si riscopre e, per molti si scopre, con orgoglio la vasta eco che ebbe negli Stati Uniti l’eccezionale fermento culturale del primo Novecento italiano e torinese.
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