In un libro dal titolo “Stirpe e vergogna” edito da Rizzoli, Michela Marzano indaga con severità il passato remoto della sua famiglia, in cui c’è stato un nonno che fu fascista della prima ora e rimase sempre fascista, subendo l’epurazione in base alla quale venne cacciato dalla magistratura. Non risulta che Arturo Marzano abbia commesso violenze o reati, pur essendo stato un sansepolcrista. La professoressa Marzano, già deputata del Pd, è nata nel 1970 e quindi si può legittimamente pensare che non abbia potuto conoscere in modo adeguato il nonno. Giunta all’età di 51 anni, sente il bisogno di liberarsi di questa vergogna che l’avrebbe portata addirittura a non avere figli, temendo di trasmettere loro la vergogna di un nonno fascista. Questa severità nei confronti di sé stessa a cinquant’anni lascia perplessi. Infatti la vergogna nasce dall’aver trovato in un vecchio armadio dei cimeli fascisti del nonno il cui ricordo era stato rimosso, portando il padre della Marzano, figlio di Arturo, ad essere socialista. Di acrobatici salti della quaglia sono piene le cronache degli ultimi anni Quaranta mentre la coerenza pagata a caro prezzo merita sempre rispetto, come ci ha insegnato Luciano Violante. La Marzano che giunge a scrivere un libro per maledire le scelte di oltre un secolo fa fatte dal nonno, rasenta il patetico. Non mi unisco, sia chiaro, alle critiche ironiche ed astiose che le sono piovute addosso dalla destra che ha subito approfittato per fare della Marzano una caricatura. Io rispetto tutte le sensibilità ,anche se diventa difficile costruire un libro su questi ricordi che tante famiglie hanno condiviso con la sua. Forse la Marzano che insegna filosofia, non ha mai letto Renzo De Felice, una lettura che le avrebbe molto giovato per storicizzare il fascismo, per comprenderlo a fondo e combatterlo con più ragionate motivazioni. Io ho avuto due nonni antifascisti ma nessuno mi ha mai impedito di studiare il fascismo con il distacco storico necessario, Emilio Lussu, antifascista della prima ora, parlava “di anticomunismo epilettico”. E’ una definizione che non va usata in una direzione sola, come faceva Lussu che si era venduto l’anima al PCI, ma nei confronti di tutti gli estremisti. Mio nonno antifascista andò senza problemi ai funerali del cugino che era stato deputato fascista, l’on. Arnaldo Viglino, che ebbe un figlio che divenne acceso comunista. Così va il mondo e che una che si ritiene una filosofa – ed invece è semplicemente una professoressa di Filosofia di successo – non lo capisca appare strano. In una intervista al giornale a cui collabora, è giunta ad affermare che “abbiamo dovuto aspettare Mattarella per sentire parlare chiaramente di nazifascismo”. Una ex deputata che ignori tra i presidenti Saragat e Pertini, ad esempio, rivela dei deficit di cultura storica piuttosto evidenti. Forse dovrebbe un po’ vergognarsi anche di suo padre e dei suoi professori che non l’hanno istruita a dovere.
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