Lula è stato un pessimo presidente del Brasile e la sua rielezione non è stato certo un trionfo per la democrazia. Ciò premesso, va condannato con assoluta fermezza il tentativo, eversivo e violento,  di destituirlo da parte  di seguaci di Bolsonaro, il presidente sconfitto dal voto che certo nel suo populismo non era sicuramente una garanzia di libertà, ma una mina vagante che poteva portare il Brasile ad un regime autoritario. Certo, i paesi sudamericani sono abituati ai golpe militari e civili e questo distingue purtroppo una storia nata e cresciuta non nella democrazia liberale ma in regimi spagnoleschi e clericali, espressione ed eredi  del peggiore colonialismo. Purtroppo oggi non si può dire che gli stessi Stati Uniti, modello di democrazia per Tocqueville, siano immuni da tentazioni golpiste, malgrado le libere istituzioni parlamentari siano un baluardo a difesa della democrazia e gli USA rappresentino un esempio di autentica democrazia. Ma quanto sta accadendo in Brasile è segno di una arretratezza che ci fa ricascare nel fascismo novecentesco che ritenevamo morto e sepolto. Le stupidaggini di Trump appaiono quasi delle ragazzate squadristiche di un vecchio che non si arrende alla realtà. Oggi occorre che tutti i democratici si schierino senza tentennamenti dalla parte del presidente liberamente eletto. Non ci piacciono le sue idee e neppure i suoi comportamenti politici, ma la difesa della democrazia impone scelte univoche e chiare.