Il giornale “fatto quotidiano “non rispetta più nessuno, neppure i morti. La vignetta che riproduciamo bolla a caratteri di fuoco l’indecenza di disegnatore e di un direttore responsabile che oltraggia  il cadavere del presidente emerito Giorgio Napolitano, pensando di suscitare ilarità. Solo animi volgari non sanno trovare un limite di fronte al mistero della morte. Non è una questione politica , ma una questione etica che va ben oltre il cattivo gusto  esibito. Per molto meno Giovannino Guareschi venne condannato per vilipendio del Presidente della Repubblica  perché pubblicò una vignetta con il Presidente Einaudi che passava in rassegna dei Corazzieri fatti a bottiglia di vino con riferimento a quello prodotto dai Poderi Einaudi. Questa vignetta del giornale travagliato o travagliesco che sia, rivela un imbarbarimento sconcertante che segna davvero la fine della civiltà politica e della civiltà tout -court. La satira deve essere libera, ma i morti e la morte vanno rispettati sempre. Anche gli antichi avevano rispetto per i morti. Solo Achille trascinò nella polvere il cadavere di Ettore sconfitto. Oggi il direttore del “Fatto” si rivela fuori da ogni regola civile e deontologica. L’Ordine dei Giornalisti dovrebbe intervenire con la necessaria chiarezza  perché quella vignetta non esprime assolutamente  la libertà di stampa, ma la dozzinale volgarità di chi forse  cerca la notorietà nella offesa dei valori più intangibili. E questa è l’interpretazione più benevola. L’amico e maestro Giovanni Ramella che era un buono e un tollerante, si sarebbe scagliato contro quel giornale.