Lingotto verde – Torino, con una trionfale e molto mediatica inaugurazione di pochi giorni fa, ha definitivamente sancito la sua abdicazione, non dico a capitale dell’auto ma anche solo di reminiscenza o di testimonial delle 4 ruote. Mi riferisco al giardino sulla pista circuito prova di Mattè Trucco sul tetto del Lingotto, ora cancellato dal verde” gretino”. Nel 1919 venne progettata la pista di prova delle autovetture ammirata in tutto il mondo, consentita da un accesso diretto dalla rampa elicoidale settentrionale. Le Corbusier la definiva come «uno degli spettacoli più impressionanti che l’industria abbia mai offerto» (Le Corbusier, Vers une architecture, G. Crès et Cie, Paris 1924).il Lingotto divenne per decenni il simbolo della modernità, non solo in campo industriale ma in campo architettonico, Mattè Trucco plasmò il calcestruzzo armato, come uno scultore fa con il marmo. Era talmente simbolo dell’Italia produttiva che subì ben 13 bombardamenti da parte degli angloamericani, Torino fu una delle città più martoriate con oltre 100 bombardamenti, ma la pista sopravvisse. Ora qui non si tratta di mettere in discussione la riconversione di edifici dismessi, come caserme scuole, queste solitamente ripetitive, identiche in ogni angolo della penisola, oppure carceri ed addirittura monasteri. Si tratta viceversa, pur nella lecita riconversione, ormai avvenuta per il 90% dell’edificio, di salvaguardare l’anima, l’aspetto più iconico e rappresentato. Non a caso nelle fotografie su riviste straniere, il Lingotto è ripreso dall’alto. Questo era l’ultimo pezzo di Storia dell’architettura industriale e di quella che fu un tempo l’industria dell’auto, che per l’appunto andava salvaguardata e non penso infatti che Giovanni Agnelli ne sarebbe entusiasta. Tante erano le possibilità di far rivivere la pista, come scenario per nuove vetture, come appendice al Museo dell’auto, come benefit o curiosità, ai frequentatori dei tanti ristoranti, hotel, centri commerciali presenti nel complesso … Così un segno distintivo, una prerogativa di Torino e del suo magico periodo industriale, poteva essere tutelato e ricordato. L’ansia di cancellare totalmente il passato e di inseguire inutilmente modelli newyorkesi, di trascurare la manutenzione dell’esistente anche se pregevole, riporta d’attualità l’aforisma di Leo Longanesi :”Gli italiani alla manutenzione preferiscono l’inaugurazione”.
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