Ho letto recentemente e con passione un articolo di Rosa Sidella, pubblicato qualche anno fa, sulla Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia, che analizza il concetto di Mimesi così come lo intende René Girard. Mi ha incuriosito il confronto con l’Anoressia in particolare, ma non solo, anche i Disturbi del Comportamento alimentare in generale. Il desiderio mimetico, così come analizzato, presuppone una opposizione, uno scontro, un antagonismo. Il modello da imitare, in questo senso, è avvertito come rivale, quindi non un qualcosa al quale aderire o cercare di farlo, ma qualcosa che, in quanto altro da sé, assume una connotazione negativa. Questo accade in molti quadri patologici, come il narcisismo ( non “sano”) e l’anoressia, ma anche, fisiologicamente, nelle relazioni d’amore. Cosa accomuna, in questo senso, fisiologia e patologia? La mimesi è imitazione o tendenza ad imitare, ma io tendo ad imitare ciò che mi manca: può mancarmi una relazione amorosa in genere o può mancarmi quell’amato/a in particolare e la tensione verso esso/a non sempre riveste connotati positivi. Il rischio, che è sempre dietro l’angolo, è quello dell’invidia se c’è chi ha quello che a me manca. Allora la mimesi diventa rivalità, rivalsa, rifiuto, come avviene, nel caso dei narcisisti che non contemplano il desiderio dell’altro come completamento del sé, ma come utilizzo dell’altro per accrescere la propria ipertrofia psicologica. Parlo, in questo caso, di un narcisismo patologico e non del narcisismo fisiologico, inteso come consapevolezza del proprio valore ( e dei propri limiti). Girard, a proposito dell’Anoressia, parla del tema del “risentimento” che si palesa in modo minimalista nella patologia anoressica, che è altamente autodistruttiva. L’autore sostiene che Anoressia e Bulimia siano patologie contagiose indistinguibili, anche se apparentemente molto diverse. Entrambe, infatti, partono dal desiderio di perdere peso, in una società in cui il modello della perfezione sia quello longilineo e filiforme. Ed in questo senso, mi pare, che l’anoressica sia meno adirata col prossimo perchè, in svariati modi, riesce ad aderirvi, mentre rimane arrabbiata con se stessa perchè, perso il controllo, la perdita di peso non è mai quella anelata, c’è sempre un chilo in più da perdere, c’è sempre un bottone in più da spostare ed un foro nella cinta dei pantaloni da stringere. La bulimica è arrabbiata con se stessa, perchè non riesce a perdere peso, non riesce ad aderire a quei modelli di longilineità propagandati ed è tanto più arrabbiata quanto più non riesce ad adottare le condotte eliminatorie che le consentirebbero almeno di rimanere normopeso, ma rischia di virare verso il sovrappeso se non l’obesità. Girard ritiene che la patologia anoressica sia una patologia del sacrificio di sé, ma in senso antropologico, una patologia che mira al sacrificio collettivo per l’umanità. Una umanità minata da nuove culture, nuovi valori, nuovi modi di alimentarsi in cui sia più facile e meno doloroso vomitare cibo industriale, preconfezionato e spesso di bassa qualità, che non il cibo buono preparato dalle nostre mamme. Ed in questo senso, allora, il rifiuto in senso restrittivo, o accompagnato dal vomito, è rifiuto del mondo intero, di questa vita che ci impone ritmi e confronti diventati insostenibili. L’Anoressia, non dimentichiamolo, è un lento suicidio.
Eppure si nota, guardandosi attorno, la tendenza ad essere magri e grassi allo stesso tempo: i seni sono siliconati, ma non hanno funzione nutritiva per il neonato, le labbra sono gonfiate ma non hanno più funzione nutritiva per sé. Predomina la logica estetica dell’apparire, non più quella dell’essere. L’individuo diventa una caricatura della società e, al converso, la società una caricatura dell’individuo, perchè accentua il ripiegamento del singolo su se stesso, che, però, è sempre dipendente dal giudizio altrui. Insomma, siamo finiti a vivere in una società in cui tutti ci imitiamo reciprocamente, ma se ci sforziamo di non farlo, facciamo ormai sempre più fatica a riuscirci.

Anna Maria Pacilli, Medico Psichiatra, Psicoterapeuta, Laureata in Filosofia