“In quella fettaccia di terra che sta tra il Po e l’Appennino si sta bene con un filo d’erba in bocca a guardare l’acqua che scorre lenta!”. Così Giovannino Guareschi parlava del suo “mondo piccolo” nella bassa parmense tra Fontanelle, piccola frazione di Rocca Bianca dove nacque il primo maggio del 1908, Diolo di Soragna ( dove c’è il Centro del Boscaccio, piccolo museo ospitato nell’antica torre campanaria) e Roncole Verdi di Busseto dove visse gli ultimi quindici anni prima della scomparsa a soli sessant’anni, stroncato da un infarto a Cervia il 22 luglio del 1968. Giornalista e scrittore, caricaturista dallo spiccato umorismo, Guareschi è tra gli scrittori italiani più letti al mondo con oltre venti milioni di copie vendute e senza ombra di dubbio il più tradotto con edizioni in 142 lingue. La geografia narrativa di Guareschi corrispondeva a quella reale di paesi dove nel raggio di poche centinaia di metri si svolgeva la vita di tutti i giorni tra la chiesa e il municipio, la scuola e il camposanto, la Casa del Popolo e le osterie dove si discuteva animatamente senza però, alla fine dei conti, portarsi appresso grandi rancori. E attorno un reticolo di sentieri nella campagna che si perdono nelle nebbie lungo gli argini e le golene del Po, il “grande fiume” attorno al quale si svolgono le trame dei racconti di Guareschi. E’ questo il “mondo piccolo” dell’autore di Don Camillo e Peppone, fatto di “strade lunghe e diritte, case piccole pitturate di rosso, di giallo e blu oltremare, sperdute in mezzo ai filari di viti”. Anche per i suoi più celebri personaggi si ispirò a persone reali come l’arciprete di Marore, don Lamberto Torricelli, una stanga d’uomo alto quasi due metri e con due mani grandi come badili, mentre Peppone è del tutto simile al sindacalista socialista Giovanni Faraboli, “omaccione alto e massiccio come una quercia, dalla chiara e onesta faccia” come lo descrisse Guareschi. L’ambientazione dei film che videro Fernandel e Gino Cervi nei panni del parroco e del sindaco comunista si trova a Brescello, sull’argine destro del Po nella basa reggiana. Giovannino Guareschi riposa ora nel piccolo cimitero di Roncole Verdi, a poche decine di metri dalla casa natale di Giuseppe Verdi, non distante dal ristorante che immaginò e realizzò nella prima metà degli anni sessanta, oggi sede del museo a lui dedicato e del Club dei Ventitré, il gruppo di estimatori e amici che con i figli e nipoti si è occupato nella valorizzazione delle opere di Guareschi.