Massimo Novelli e ‘ un rarissimo esempio di giornalista con una vasta ed approfondita cultura storica. Di norma i giornalisti che scrivono di storia sono leggibili (pensiamo a Montanelli), ma poco approfonditi ed a volte poco attendibili. Cosa opposta si può dire per gli storici che seguono criteri metodologici più o meno rigorosi, ma non riescono a raggiungere il vasto pubblico con il loro periodare trascurato ed a volte persino contorto (pensiamo a De Felice). Novelli riesce ad essere leggibile , pur affrontando i temi con il rigore storico che lo rende un giornalista anomalo. In questo nuovo libro , l’ultimo di una lunga e fortunata serie, affronta un tema di particolare interesse: le donne dell’Età dei Lumi: amanti , patriote ,eroine e pensatrici settecentesche in molti casi quasi del tutto sconosciute . L’autore ha sicuramente fatto un lungo e disagevole lavoro di ricerca per consentire ai lettori di conoscere un mondo femminile che fa parte dell’Illumismo anche se non ha mai contato abbastanza. La Rivoluzione Francese, che fu la fase storica che affermò i principi dell’Illumismo e li tradì quando scelse il giacobinismo, non fu abbastanza attenta alla parità tra i due sessi perché i suoi protagonisti furono quasi interamente ed esclusivamente uomini. Il cammino della parità non è neppure concluso oggi a distanza di secoli. Le figure femminili che Novelli indaga sono state ignorate da una storia scritta al maschile. Anche un maestro come Franco Venturi che scrisse pagine conclusive sul ”Settecento riformatore“ e sui diversi Illuminismi italiani ed europei malgrado la militanza politica della giovinezza in G.L., ha rivolse la sua attenzione ai Verri, ai Beccaria, al Passerano amato da Gobetti e a tanti altri personaggi maschili. Un illuminista sui generis, uomo controcorrente anche lui molto amato da Gobetti, il Baretti, manifestò una incomprensione astiosa verso il mondo femminile , malgrado le aperture internazionali della sua vita e della sua cultura. Novelli sembra rispondere a Baretti dimostrando che l’universo femminile settecentesco, che passa dai cicisbei e dalle parrucche incipriate alle ghigliottine e alle tricoteuses, è ricco di personalità diverse in tutta Europa che attraversano le classi sociali, rivelandosi protagoniste capaci di battersi per le loro idee. Novelli scrive di un amore del principe Eugenio di Savoia, di una margravia di Brandeburgo, dell’amica di Lord Byron, delle ballerine di Casanova, ma scrive anche di donne che non vivono di luce riflessa. La stessa moglie del Conte Passerano è un esempio di donna con una sua precisa e forte personalità. Ci sono donne di umili origini, cortigiane, persino soldatesse. Se l’Illuminismo fu una sfida ai pregiudizi, questa sfida andrebbe declinata soprattutto al femminile. E’ un libro obbligatoriamente da leggere da parte di chi ritiene il Secolo dei Lumi la grande stagione del rinnovamento civile e kantianamente lo sente come l’uscita dallo stato di minorità. Quello di Novelli e ‘ il libro che avrebbero potuto scrivere Venturi o anche solo Recuperati. Ma succede che gli storici trascurino elementi importanti e siano i giornalisti a colmare le lacune. Non voglio far arrabbiare l’autore ma mi sia consentito di ricordare cosa scrisse il giornalista Pansa su temi ignorati dagli storici. Tra Pansa e Novelli c’è però una grande differenza: che il primo non andò mai oltre il giornalismo, mentre Novelli si rivela corazzato di una cultura storica che gli consente di scrivere libri di significativo ed originale spessore storico. Considerando che scrivo su “Pannunzio Magazine“, Novelli è uno di quei giornalisti che sarebbero piaciuti, come il libertino Arrigo Cajumi, a Pannunzio che l’avrebbe sicuramente invitato a scrivere sul “Mondo”.
Massimo Novelli “Donne libere” ed. Interlinea, 18 euro