“Mi sono taciuto”, dopo il mio ultimo pezzo su Renzi, perché ero curioso di come sarebbe andata a finire la vicenda del Governo Conte, e ho fatto bene, dal momento che, visti i commenti politici di queste settimane, il livello, ormai possiamo dirlo, è stato pari a quello della politica, con la differenza che mentre metà del Parlamento è fatto di sprovveduti persino meno colti di me (il che è tutto detto), si presume che i giornalisti (esclusi quelli rigidamente di parrocchia) dovrebbero, per rispetto del loro mestiere, conservare un minimo di coerenza e di buon senso. Da quando Renzi ha iniziato a fare chiasso, si è prodotta una dicotomia nei commentatori, i quali pur criticando Conte e il suo Governo e alle volte anche pesantemente, sostenevano che in piena pandemia, ma soprattutto sui temi legati al Recovery Plan, non si dovesse disturbare il manovratore, come se per usare il paragone tranviario, si pensasse opportuno arrivare al capolinea con il manovratore che non ha mai guidato un tram o peggio, ubriaco. La permanenza del Governo Conte è stata sintetizzata dall’immagine “dell’avvocato del popolo che conciona davanti a un banchetto dove si autonomina leader dei 5 stelle (auguri), e contemporaneamente si propone come il federatore della grande alleanza giallo rossa (condoglianze). Personalmente sono stato (se si può dire di uno che non ha mai votato PD) un renziano, quando ha rottamato i vetero comunisti e quando ha capito che se il PD non guardava alla destra del Berlusca, non sarebbe andato da nessuna parte. Mi sono poi girate, quando in un delirio di onnipotenza, ha fatto saltare il patto del Nazareno, non perché fosse innamorato di Mattarella, anche se oggi possiamo dire che in quello l’ha azzeccata, ma perché ha fatto il braccio di ferro con un Cavaliere altrettanto stolto da impuntarsi su Amato, il ché apparentemente l’ha visto vincitore ma nel tempo ha decretato la sua rovina, ritrovandosi Forza Italia all’opposizione di una riforma costituzionale che, come oggi capiamo, sarebbe stata indispensabile. Siamo alle solite, tutti, ma proprio tutti antepongono non solo gli interessi di bottega (cosa in politica persino legittima) a una visione di futuro, non solo del Paese, ma della sopravvivenza della sempre più fragile democrazia. Allo stato delle cose mi sento di dire che se un Renzi non ci fosse stato, occorreva che il buon Dio ne mandasse uno. Ragazzi, oggi ci ritroveremmo con un Conte Ter che dall’alto delle sue capacità avrebbe portato l’Italia a schiantarsi sul piano, non tanto della pandemia, dove le critiche sono troppo facili, ma sul piano economico, dal momento che debellato il “virus corona”, ci ritroveremo con il “virus economa”. Dico questo non perché le mie antipatie grillopiddine mi condizionano più di tanto, quanto perché mi sembra di aver capito che l’alleanza giallo rossa, non fosse funzionale alla legittima aspirazione di tenere fuori dal Governo gli avversari, quanto dall’aver rispolverato la strategia bersaniana di vedere i Grillini come “i compagni che sbagliano”, senza avere il coraggio di dire, come era stato fatto per i brigatisti, che un padre non può disconoscere i figli discoli. Riconosco al PD il fatto di essere l’ultimo Partito e che probabilmente da quel modello organizzativo dovremmo ripartire e non solo, la maggioranza dei suoi dirigenti non sono degli sprovveduti. Ciò che contesto al PD, è la non chiarezza, nessuno contesta la necessità di una sinistra con le sue idee sull’economia e sulla visione della società: siete statalisti come i Grillini? Ditelo! Siete contro le grandi opere? Ditelo! Vi sta bene questa magistratura? Ditelo! Ma se così non fosse, e sappiamo che per molti Piddini è così, perché lanciare un salvagente a un grillismo finalmente al capolinea? Se non perché si è d’accordo su alcuni loro temi ma non si ha il coraggio di dirlo? Non è meglio lasciare a Leu e cespugli sinistri vari il compito missionario? Per concludere: non sono tra quei bamba che sono passati dall’Avvocato della “provvidenza”, al Professore “santo subito”. Più prosaicamente ritengo che Draghi, con un Governo possibilmente di Unità Nazionale, ci potranno tirare fuori dai casini organizzativi nella pandemia, magari mettendo in riga i protagonismi inopportuni di troppi Governatori, gestiscano al meglio i quattrini che arriveranno dall’Europa, non dimenticando che non sono regalati nemmeno quelli a fondo perduto, sburocratizzino il Paese, perché oltre prendere i soldi, occorre saperli spendere, che le future nomine non debbano riguardare i portaborse ma il meglio del management del paese, e infine che in tema di giustizia non basta il restyling, dove ci vogliono le ruspe. Il tutto condito con un futuro Presidente di tutti, ma proprio di tutti! Ultima esortazione ai giornalisti che da mani a sera imperversano in rete e in TV: prima di guardare la trave nell’occhio dei politici, non considerate le vostre incoerenze delle pagliuzze, dal momento che siete in tanti, tante pagliuzze alla lunga diventano una trave.
Auguri Super Mario!