Si chiamava nientemeno che Giovanni Giolitti e a definirlo “ministro della malavita” fu un altro politico la cui statura non può ignorarsi, Gaetano Salvemini. L’accusa riguardava il modo che Giolitti aveva di gestire le elezioni, specie nei collegi elettorali delle province meridionali, e al tempo stesso il poco interesse che il leader della politica italiana manifestò per il Sud. E veramente, se a Giolitti può muoversi un fondato rimprovero, questo consiste nel fatto che, per promuovere l’economia locale del Meridione, Giolitti ebbe il torto di far poco o nulla.
Peraltro il Presidente del Consiglio dei ministri che con la sua opera segnò un’epoca – la cosiddetta età giolittiana – non si curò delle accuse che Salvemini gli rivolse nel 1910 con la prima edizione del pamphlet esplicitamente intitolato “Il ministro della malavita” e che nel 1919 avrebbe avuto una seconda edizione. Un po’ come se quelle accuse non lo riguardassero…
Comunque li si voglia giudicare, tanto Giolitti quanto Salvemini sono due belle intelligenze della storia politica nazionale. E credo che su questo giudizio si possa convenire da parte di tutti.