Che il presidente della Commissione Antimafia Morra non fosse una cima non è una scoperta di questi ultimi giorni. E‘ il tipico esemplare grillino a capo di una commissione che spesso non è stata esemplare perché formata e presieduta da molti personaggi che Leonardo Sciascia definiva a ragione i professionisti dell’antimafia.  E’ un maestrino  pentastellato che vive di slogan  semplicistici e demagogici volti a bacchettare gli avversari, anzi i nemici. In Calabria è accaduta una cosa incredibile: tre commissari della sanità in pochi giorni, gente incredibile, personaggi da operetta  messi lì da Conte e Speranza, hanno messo in scena una farsa vergognosa. Per non dire della  improvvisa apparizione salvifica di Gino Strada come Salvatore della Calabria, anzi  dell’Italia  se non del mondo  intero. Certo, è evidente che la Calabria è stata  quasi sempre  malgovernata. Il mitico Giacomo Mancini era già considerato un ladro matricolato  negli Anni 60. Tanti  politici calabresi hanno seguito le sue orme, per non parlare della criminalità organizzata che ha resistito persino al fascismo. Ci sono responsabilità radicate nel tempo che vanno denunciate senza ambiguità, anche se certe indagini giudiziarie  creano non poche perplessità perché il clamore mediatico è sempre l’opposto della Giustizia, come dimostra la storia. L’esempio  clamoroso  di Enzo Tortora grida ancora oggi vendetta e deve sempre guidarci nel valutare il giustizialismo e il protagonismo. In questo contesto paradossale  il Presidente Morra, invece di denunciare questa farsa indecente,  offende la memoria della Presidente della Regione Calabria  Jole Santelli, colpevole, a suo avviso, di essere ammalata di cancro. Una frase vergognosa e inumana che rivela chi è effettivamente Morra, un giacobino sfrenato che non ha rispetto neppure per i morti. E va apprezzato il giudizio della presidente del Senato Elisabetta Casellati che non ha esitato a dichiarare che il senatore  Morra infanga  la memoria della  Santelli  e disonora le istituzioni. Morra è barbaro che dovrebbe chiedere scusa e  dare le dimissioni. Chi tace è suo complice. Per capire il coraggio della Casellati , bisogna ricordare che il Presidente del Senato Giovanni Spadolini non seppe o non volle  impedire che dei barbari leghisti esibissero dei cappi nell’Aula del Senato. Casellati anche in questa occasione ha saputo esercitare la sua funzione istituzionale con la fermezza necessaria. Tanto  Morra ha offeso la Santelli, quanto la Casellati ha onorato implicitamente  una donna piena di dignità che ha servito l’Italia anche nei momenti più duri della malattia e del dolore, perché Jole Santelli ha laicamente aureolato il suo impegno civile con una morte coraggiosa e dignitosa, rimanendo   in prima linea  fino all’ultimo giorno.