Gli stalinisti ed i comunisti assetati di sangue dell’altro ieri, vedi l’ex potere operaio Paolo Mieli, i quali, oggi, senza alcun pudore, sono filo-americani e atlantisti con la medesima foga fondamentalista con la quale furono adoratori di Stalin, dell’Urss, del Patto di Varsavia, del grande assassino Mao Tse Tung. Paolo Mieli fu tra i firmatari della seguente lettera al Procuratore della Repubblica di Torino (ottobre 1971): «…quando i cittadini da lei imputati… gridano “lotta di classe, armiamo le masse”, lo gridiamo con loro. Quando essi si impegnano a combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento”, ci impegniamo con loro». Antonio Gramsci, pronipote dell’omonimo ideologo comunista, scrive, il 21 ottobre 2003, al “Corsera” diretto da Paolo Mieli: «… vengo a quel Togliatti… quel ministro della giustizia del dopoguerra, al quale è dedicata una delle strade più importanti della capitale d’Italia, mentre per Gramsci c’è una viuzza seminascosta, non ha esitato ad espropriare gli eredi del pensatore sardo dei loro legittimi diritti, abbandonandoli all’indigenza dei sudditi dei Soviet. Togliatti, che meglio di ogni altro conosceva la Russia di Stalin, nulla ha fatto per trar fuori da quel luogo di miseria e di degrado dello spirito… mio nonno Giuliano, figlio di Antonio». Davanti al fatto incontestabile . c’è una sentenza passata in giudicato – attestante il fatto che il Pci derubò dei diritti d’autore la vedova, Julia Schucht, e gli orfani, Delio e Giuliano, di Gramsci (vedi il mio saggio “La famiglia Gramsci in Russia”, Mondadori, 2008), Paolo Mieli che fece? Gettò nel cestino delle cartacce la missiva di Antonio Gramsci junior. Se Putin è il nuovo Stalin, i nostri ex comunisti, forse per esorcizzare e far dimenticare il loro passato, son diventati feroci antiputiniani. Poveri ucraini, se questi sono i loro attuali “amici”, allora “dagli amici mi guardi Iddio”.