Per la generazione che non subito la Seconda Guerra Mondiale, questi anni di Covid, pesantemente  aggravati da venti  di guerra molto vicini, sono destinati a lasciare un segno indelebile nella propria  vita .Era la generazione che aveva conosciuto pace e  benessere, salvo qualche sconquasso come i terrorismi politici e religiosi. Non c’è mai stato nel mondo un  vero periodo di pace ma l’equilibrio del terrore fondato sulla bomba atomica ha imposto la pace  ,impedendo la degenerazione in guerra mondiale di conflitti locali. E va anche detto che gli statisti del passato si rivelarono storicamente di più alto rango rispetto a quelli che oggi reggono il mondo. Ho vissuto le crisi caratterizzate da guerre violente ed atroci che crearono problemi al resto dell’umanità ,ma si trattò sempre di conflitti lontani che hanno avuto conseguenze minime nella mia vita quotidiana. Da storico, pur non avendo mai voluto occuparmi di storia militare se non occasionalmente, ho scritto di guerre con la visione realistica di Benedetto Croce: ”La guerra è una legge eterna del mondo che  si attua al di là e al di qua di ogni ordinamento giuridico e che in essa  la ragion giuridica si tira indietro, lasciando libero il campo ai combattenti dall’una e dall’altra parte ,biasimati o considerati traditori se si astengono da cosa alcuna che sia comandata o conducente alla vittoria”.cQuindi non sono mai stato pacifista per ragioni, pur nobilissime, che cozzavano con il senso della storia appreso dai miei maestri, in primis, Federico Chabod. Le anime nobili e gracili, le colombe della pace disegnate da Picasso per giustificare l’imperialismo sovietico, le bandiere arcobaleno mi sono sempre rimaste estranee. Credevo al “Si vis pacem, para bellum“ anche se mi seduceva idealmente l’idea opposta di di chi riteneva che la pace si garantisce con la pace . Ho troppo studiato Machiavelli per non considerare le utopie come non praticabili in un mondo dominato dalla violenza. Ho sempre scritto di Risorgimento parlando di eroi e ho ammirato i combattenti della guerra vinta nel 1918 e di quella perduta nel 1945. Ho anche ricordi famigliari che mi  rendono orgoglioso di certe pagine di eroismo italiano nelle steppe russe e nei deserti africani. Recentemente ricordando il Duca Amedeo d’Aosta, eroe dell’Amba Alagi, che andò in guerra volontario appena quindicenne ,mi sono domandato se il suo esempio non fosse totalmente estraneo ai nostri tempi di ferro e di fuoco  ed ho evitato di celebrarlo come un grande soldato oltre che un grande uomo e un grande  italiano del ‘900, un secolo dilaniato da guerre e dittature. Ho spiegato ai presenti che i venti di guerra gelavano le mie parole perché per la prima volta nella mia vita vedo una guerra che potrebbe trasformarsi in terza guerra mondiale con un‘Apocalisse atomica che potrebbe davvero segnare la fine dell’umanità. E allora sento la brutalità della guerra, vedo l’homo homini lupus di cui parlava Hobbes, citando Plauto, con sguardo terrorizzato. Sento vicino il Papa che definì “inutile strage” la Grande Guerra e ripercorro l’esperienza della  non violenza, da Gandhi  a Pannella, come un vero faro di civiltà. Rileggo il Vangelo e certe pagine di Tolstoj e sento la nostra fragilità di uomini, sentendomi fratello delle vittime civili morte in Ucraina. La guerra nucleare è un qualcosa di mostruoso che va oltre la “guerra  legge eterna“, come diceva Croce. Mi sento estraneo all’uomo del mio tempo di cui scrisse Quasimodo,” con la sua scienza persuasa  allo sterminio”. E ripeto con Croce che “ non possiamo non dirci cristiani “, come affermo ‘ il filosofo laico nel 1942 di fronte alla bestialità paganeggiante dei nazisti. Purtroppo l’amore testimoniato in croce da Gesù resta ancora un sogno. Addirittura c’è un patriarca  di una chiesa Cristiana che giustifica la guerra aggressiva di Putin. E‘ l’umanità che a partire dal mio  litigioso vicino di casa per giungere agli esempi  più lontani , è potenzialmente più simile a Caino che ad Abele. Sento con fastidio i saccenti commentatori che sproloquiano di guerre sui giornali e in Tv. Vedo da storico che le ragioni non sono tutte da una sola parte e che i manicheismi ideologici non consentono di capire un presente geopolitico molto intricato e complesso. La storia è stata sempre complessa ma la stagione che stiamo vivendo non consente confronti. La storia non è mai stata magistra vitae, ma oggi chi tenta di capire il nostro vissuto con l’esperienza del passato dimostra una disarmante ingenuità o una totale malafede. La storia del passato non serve per capire il presente: né Sarajevo né Monaco sono esempi unitili per comprendere un presente inedito, senza precedenti. Questa “guerra” tra addetti ai lavori  che pontificano, sarebbe ridicola se non fosse inquietante, spesso sono gli stessi che hanno cinguettato  per due anni sul Covid. In ogni caso si sta toccando con mano il livello bassissimo dei  politici odierni  che dovrebbero innescare un’offensiva di pace per via diplomatica che non si vede. Chi ha fede si affida alle mani di Dio , chi ha una visione ateizzante della vita si limita a sperare in una ragione  umana che pare  davvero impazzita. Il pericolo di una guerra nucleare cambia tutti i ragionamenti . Me lo diceva molti anni fa Norberto Bobbio che con assoluta lucidità aveva analizzato i pericoli mortali  insiti nella società contemporanea dopo Hiroshima. Ho riletto una sua raccolta di saggi e mi sono venuti i brividi. Gli storici dovrebbero essere freddi come i chirurghi ma studiare il passato è cosa diversa dal vivere in un tempo così buio come quello in cui ci tocca vivere.