La libertà è stata la grande passione di Enzo Pezzati: un valore fondante, fonte di amore e rispetto per se stesso e per gli altri. “Non sono mai stato un politico” – mi confidò durante una delle nostre ultime, lunghe e piacevolissime chiacchierate – “ma ho sempre attribuito alla mente umana l’immensa facoltà di comprendere la libertà e di amarla, di scegliere giustizia, democrazia, uguaglianza come principi fondamentali della solidarietà, del rispetto, della dignità e della pacifica convivenza fra gli uomini. Sono le fonti di ispirazione che mi hanno accompagnato per tutta la mia lunga vita e a cui non ho mai voluto rinunciare”. Personaggio complesso, come solo l’intelligenza può essere; stravagante, bizzarro, talvolta paradossale, ma nel contempo dotato di una notevole logica e una intensa passione, Pezzati è stato sempre un uomo profondamente libero. Un uomo che ha creduto soprattutto nella ragione e nel suo rigore laico ma ha saputo stemperarli nell’ironia e nella battuta e accantonarli per l’espressione degli affetti, dei sentimenti e dell’amicizia. La sua grande, innata curiosità gli faceva frequentare argomenti anche molto diversi. tutti coltivati con rigore. Erano sbalorditive le sue conoscenze sulla storia del Fascismo e della Seconda Guerra mondiale, sulla storia della Chiesa, sulla civiltà greco-romana. Queste qualità di uomo “rinascimentale”, come mi piaceva definirlo, unite ad una vivacissima intelligenza e ad una grande disponibilità umana, gli hanno procurato numerosi amici e ne hanno fatto, per noi che abbiamo avuto il piacere e il privilegio di frequentarlo, un punto di riferimento importantissimo. Vissuto nelle tragedie del ‘900, ha insegnato ad apprendere le dure lezioni della storia senza perdere la sensibilità morale, che aveva viva e acuta. Anche nella discussione, nella differenza di età, di esperienza, di scienza e di credo religioso, sapeva offrire ai suoi interlocutori consigli e stimoli preziosi. Enzo Pezzati, noto anche con lo pseudonimo di Pierlibero, è stato giornalista per scelta fino al 1997, e “forzato”, invece, dal ’97 in poi, quando presentò le dimissioni dall’Ordine Nazionale (che gli furono peraltro rigettate) per protesta contro i risultati del referendum, tutti a favore della corporazione. Nato a Palermo nel 1918 e formatosi nel periodo fascista, seppe mantenere integri il suo pensiero e il suo credo politico senza mai scendere a compromessi. Alle armi dal 1941 al 1943, fu deportato in un campo di concentramento in Germania, dove rimase fino al 1945. Nel 1941 era stato estromesso dalla stampa universitaria per un articolo pubblicato in prima pagina sul settimanale “Roma Fascista”, che si concludeva con l’irriverente: “E’ tempo che all’ordine fittizio subentri l’ordine morale”. In qualità di giornalista collaborò al “Risveglio”, settimanale romano fondato da Ernesto Buonaiuti e, con fasi alterne, tra gli altri, anche alla “Voce della Sicilia”, alla “Tribuna del Sud”, “Il Lavoro di Sicilia”, “Il Giornale d’Italia”, “Il Resto del Carlino”, “Il Corriere della Liguria”, l’ “Avanti”. Nella metà degli anni Settanta, pensionato dello Stato (funzionario delle Ferrovie prima e docente di diritto in un Istituto Superiore di Torino successivamente), decise di vivere nel Golfo di Policastro, al villaggio “Le Ginestre” di Villammare, attratto dalla bellezza del paesaggio e dall’ospitalità della gente. E in questo meraviglioso lembo meridionale della provincia di Salerno riprese la sua già ricca attività di giornalista e scrittore. Fu direttore editoriale, dal 1986 al 1991, del mensile di cronaca, costume e cultura “I Corsivi”, fondato insieme con il sottoscritto e Felice Cesarino: curatore, dal 1977 al 1982, di una rubrica di costume, cultura e politica a “Radio Sapri” e, dal 1995 al 2000, della rubrica “Spigolature” all’emittemte televisiva locale “TV105”. Fu inoltre autore di numerose pubblicazioni a carattere saggistico: “Mussolini, l’ultimo laico”, “Il Concordato da stracciare”, “Concubini di Stato”, “Filippo Mancuso, il guardasigilli magistrato che non volle arrendersi ai politici”. Nel 2008, con la sua ultima fatica letteraria “Io c’ero”, vinse il Premio Internazionale “Mario Soldati”, istituito dal Centro culturale “Mario Pannunzio” di Torino sotto la direzione del professor Pier Franco Quaglieni. Testimone delle vicende amare e dolci dell XX secolo, ha lasciato un patrimonio di storia e di cultura e la sua appassionata difesa delle Libertà. Il comune di Vibonati (di cui Villammare è frazione), gli conferì nel 2007 la cittadinanza onoraria, con la consegna delle chiavi del paese cilentano. Enzo Pezzati, alias Pierlibero, morì il 15 agosto del 2011, nella sua graziosa casetta immersa nel verde e nei profumi della macchia mediterranea, affacciata sull’arco lunato del luminoso Golfo di Policastro, che lui amava e definiva “il più bello del mondo”. Aveva 93 anni.
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