Ammetto di non amare il linguaggio pubblicitario. Deforma la realtà, in un momento in cui la realtà ci sfugge di mano e definirla nei suoi contorni più veri e credibili è ormai un problema di cui soffriamo tutti.

Può dirsi, in termini filosofici, che la realtà non esiste, nel senso che è una convenzione. Sia pure!  Ma su questa convenzione occorre allora mettersi d’accordo per poterla poi gestire.

Che esista una bambina più saggia, più avveduta, più virtuosa dei suoi genitori può accadere ma questa saggezza, quest’essere avveduta e virtuosa, potrà manifestarsi in età adulta, perché da che mondo è mondo, queste doti non appartengono ai bambini che sono al contrario capricciosi, incoscienti e “viziati” quanto più in famiglia si discute, si litiga e non si va d’accordo.

Costruire la traccia di un romanzo popolare che sa di favola per reclamizzare una catena di supermercati, quasi a significare che il calore della casa possa crearsi acquistando una pèsca miracolosa (ma non tanto) non va granché bene. Certo l’effetto si crea, e per esempio anche io qui ne sto a parlare facendo eco allo spot che sto criticando perché, a mio parere, poco realistico.

Volendo essere cattivi, c’è un che di sinistro che corre in tutto il filmato quasi che la bambina, creatura angelica, tanto sia angelica da appartenere a un altro mondo, per cui guarda fin troppo dall’alto questa vita a cui potrebbe non appartenere più. Sospetto che si insinua fin dall’inizio dello spot con la mamma che la cerca apprensiva e lei, Emma, che per incanto appare, indaffarata a compiere quella che si rivelerà una “missione”.

A parte l’attmosfera onirica, capace o meno di indurre effetti raccapriccianti, è certo che la pubblicità c’è che meglio non si poteva sperarte, visto il gran parlare che su circa due minuti di film  si fa ormai da più giorni. Ma che poi anche i politici si cimentino in commenti con tanto di moralistiche rifessioni sembra un po’ troppo.

Cerco di spiegarmi: fatta salva la buona fede di chi ha finalmente espresso nient’alto che un’opinione, sarebbe secondo me opportuno che chi ricopre un ruolo pubblico badasse ad evitare d’apparire quel che sicuramente non è, cioè un possibile promoter di questa o di quella catena di supermercati. 

In una realtà diventata sfuggente, i sospetti si fanno purtroppo legittimi, anche quando siano fuorvianti e, per sua natura il sospetto è malizioso. Io lo so e sono a riguardo cauto e diffidente, ma ci sono altri che alla malizia si arrendono anche senza volerlo, per quella forma di ingenuità che porta a gratuite dietrologie.