Roma e Firenze dedicano due mostre rispettivamente alla Galleria Borghese dal 21 giugno e al Museo del Novecento dal 22 giugno all’artista franco americana Louise Bourgeois.
Si intitola “Louis Bourgeois. L’inconscio della memoria” la mostra che Roma dedicherà dal 21 giugno vissuta quasi cent’anni e attiva per sette decadi, autrice di disegni, stampe, performance, ma soprattutto sculture realizzate fin quasi al giorno della sua morte.
La mostra, che sarà ospitata alla Galleria Borghese, nasce dalla collaborazione tra The Easton Foundation, istituzione creata dall’artista che ne gestisce l’eredità, e l’Accademia di Francia Villa Medici, ed è incentrata sulla sezione scultorea. Trenta opere dialogano con gli ambienti della galleria Borghese. Il legame tra l’artista e il museo non è privo di concretezza in quanto Louise nel 1967 era a Roma e da lì iniziò a viaggiare e lavorare in Italia, aprendo anche uno studio a Pietrasanta. In una lettera al marito Robert descrisse tra i luoghi più significativi del suo soggiorno romano proprio la Galleria fatta costruire dal cardinale Scipione, insieme al Pantheon che vedeva dalla propria finestra.
Al centro del Salone d’ingresso una delle opere cardine di Louise, dal titolo “Cell” ( The Last Climb) del 2008, penultima delle gabbie autobiografiche e monumentali che l’artista realizzò alla fine degli anni Ottanta. La parola “cell” ha qui un duplice significato, di isolamento e di organismo vivente. Al suo interno è presente una scala a chiocciola dell’atelier di Brooklyn, che poi Louise abbandonò nel 2005.
Al suo interno sono presenti sfere di legno e vetro blu protesi verso il cielo. In mostra anche l’opera intitolata Cell XX (Portrait) e Passage dangereux, la più grande stanza che abbia realizzata la Bourgeois nel salone del Lanfranco, che racchiude il viaggio di una bambina dall’età dell’innocenza a quella adulta.
“Con questa mostra – spiega la direttrice del museo Francesca Cappelletti – confermiamo l’importanza del rapporto tra arte antica e arte contemporanea, e la Galleria diventa luogo di incontro tra maestri di epoche diverse. Questa su Bourgeois è la prima mostra dedicata a una donna. Le sue opere riflettono sul tema della memoria e della sua conservazione e in chiave contemporanea attualizzano ciò che la Galleria incarna per Scipione: scrigno di tesori personali e luogo per custodire un’eredità sempre in rinnovamento.
Anche la città di Firenze ospita, e lo fa per la prima volta, i lavori dell’artista franco americana in una mostra dal titolo “Do not abandon me”, allestita nel Museo del Novecento , in due piani e nel cortile dell’edificio delle ex Leopoldine. Questo edificio, dalla forte vocazione sociale, è stato a lungo gestito da un corpo femminile, ha assunto nel tempo varie funzioni di ospedale, luogo di ricovero, di educazione, reinserimento, scuola e prigione. Il progetto della mostra fiorentina è in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, nato nel 1419 per accogliere in un ambiente architettonicamente elevato (fu realizzato dal Brunelleschi) l’infanzia priva di cure familiari. Qui sarà esposta Cell XVIII Portrait, opera dal forte impatto visivo e in risonanza con la storia degli Innocenti.
Il Museo degli Innocenti ospiterà opere su carta, gotiche e disegni realizzati negli anni Duemila, sculture in stoffa, bronzo, marmo e altri materiali. Spider Couple troneggia nel chiostro rinascimentale realizzato su progetto del Michelozzo. È uno dei lavori più celebri e rappresentativi dell’autrice, fulcro tematico dell’intero percorso e evidenzia la coppia madre-figlio. Fin dalle sue prime opere l’artista ha posto al centro del suo pensiero questo tema centrale, la maternità, collegandolo all’immagine del ragno, tanto che i ragni sono stati denominati ‘Maman’a partire dagli anni Novanta.
Anche nell’opera Spider del 2002, scultura da terra composta da un arachidi in bronzo e da un uovo in marmo, per la prima volta esposta al pubblico, torna la figura del ragno. Cross campeggia nell’ex chiesa dell’edificio rinascimentale, luogo in cui un tempo alle donne era proibito l’ingresso durante le celebrazioni dei riti religiosi, come testimoniato dalla presenza del matroneo.
“Sei anni di lavoro – racconta il direttore e co-curatore della rassegna, Sergio Risaliti, che aprirà le porte il 22 giugno – si tratta di una mostra pensata in stretto rapporto e dialogo con l’edificio delle ex Leopoldine. Si tratta della più ampia rassegna di goauche rosse di Bourgeois, con un focus tematico sul tema della madre e del bambino. Questa rassegna è stata realizzata negli ultimi cinque anni della sua carriera, esplorando i cicli della vita attraverso un’iconografia che comprende e allude alla sessualità, procreazione, nascita e maternità, alimentazione, dipendenza, coppia. Con il rosso intenso ad evocare fluidi corporei, come sangue e liquido amniotico. Per creare queste gouache l’artista lavorò sempre bagnato sul bagnato, rinunciando al totale controllo sul risultato finale, e affidandosi al gioco del caso e del destino.
Mara Martellotta