Si sono finalmente chiusi i battenti del Festival-evento, su cui sembra fondarsi tutto il bilancio della Rai. Gli echi delle polemiche si stanno pian piano spegnendo, mentre alla radio vengono trasmesse le canzoni sanremesi per tutto il giorno. Nei post e alla televisione riecheggiano ancora le opinioni dei fautori e i detrattori della kermesse musicale. Diciamo la verità, niente è ignoto di questo programma, nemmeno a chi come me, un po’ per noia un po’ per pigrizia, non lo segue ormai da decenni. Così, spinta dalla curiosità verso i nuovi artisti vincitori, ho provato a cercarne i testi. E mi sono imbattuta in un fatto sconcertante. Tanto che per scriverne dovrò tornare indietro di trent’anni, quando ancora giovinetta ero una fan dei Queen. Ricordo di aver comprato allora un libro con i loro testi, diviso in volume primo (dal 1971 al 1981) e volume secondo (dal 1982 al 1992). All’interno erano stati pubblicati tutti i loro testi con traduzione a fronte. Nulla di sorprendente, direte. E invece è qui il nocciolo della questione. Mentre cercavo le canzoni del festival dei fiori su internet, ho scoperto che sotto i testi (ovviamente in lingua italiana), si trova la loro spiegazione. Cioè una specie di parafrasi per far capire il senso del testo al lettore. Considerando che non si tratta di poesie ermetiche o di parole desuete, ho iniziato a riflettere sulla capacità di comprensione di un testo (semplice) da parte delle nuove generazioni. E allora, mi sentirei di consigliare al Ministero, invece di togliere Carducci dalle antologie, forse sarebbe il caso di riproporlo. Invece che dire che la cultura umanistica non serve perché non produce, forse sarebbe il caso di darne una dose aggiuntiva alle nuove leve che per capire un testo come “Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare/ Solo restando l’uno accanto all’altro” (da Supereroi di Mr. Rain) hanno bisogno della parafrasi.